
Lunga attesa fuori da un ufficio sanitario.
Squilla una suoneria, signora anziana risponde al telefono.
Si ode in lontananza voce femminile agitatissima.
- Ma quale pianta? Dice l’anziana.
- Ah, ho capito. La sanseveria che tenevi in salotto.
La voce dell’altra continua a riverberare in sottofondo.
- Si vede che l’hai innaffiata troppo e l’hai fatta morire…
- No, non la devi innaffiare per niente d’inverno.
- Tranquilla. Ha le foglie talmente grasse che non secca. Fidati, io fo così.
- D’estate è un’altra cosa. D’estate la porto fuori e la bagno ma d’inverno nemmeno una goccia. Devi sentire la terra secca secca.
- Non muore, no.
- Pensa che io avevo levato una foglia che mi pareva quasi morta e l’avevo messa fuori su quel mobilino vicino alla porta. Poi me l’ero dimenticata. Ci credi che dopo mesi l’ho trovata ancora bella grassa?
- Eh, allora l’ho ripiantata. L’ho fatta tutta a pezzettini e li ho posati sul terriccio. Certo che ricrescono. Io le sfoltisco, non mi garbano quando le foglie sono tutte fitte.
- Fra l’altro dicono che è una di quelle piante che purificano l’aria, bisognerebbe sempre tenerle in casa. In camera, anche meglio.
- Vedrai, che vuoi fare? Ora levi la terra, che sarà tutta marcia, e la rimetti asciutta. Magari ti riprende.
- No, sono sempre qui in fila. È già più di un’ora che aspetto.
- Va bene. Mi raccomando, fai come ti ho detto, che poi passo a vederla.
Certe volte l’attesa è anche meglio di quando arriva il tuo turno.