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una vacanza speciale – l’isola delle capre, alfin (5)

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La vera vacanza on the road comincia quando posteggiamo l’auto al porto di Livorno, ai piloti, e ci dirigiamo verso il traghetto della Toremar con una quantità di bagagli da far paura a un gruppo di sherpa
da ora in avanti ci saremo solo noi e le nostre gambe
ognuna ha il suo zaino, poi c’è un grosso trolley con la tenda, i sacchi a pelo e il fornello; la sacca con il cibo vegano e senza glutine e un piccolo ombrellone da spiaggia (che non rimarrà mai fermo causa vento)

la sera prima, tornate da Pianosa, abbiamo recuperato l’auto posteggiata sull’Aurelia a San Vincenzo, e siamo andate a Livorno dove avevo prenotato una matrimoniale a 57 euro in pieno centro (più un euro di tassa turistica)
(Medusa affittacamere, via Grande 87, Livorno, telefono 347 792 3599)

la doccia e il letto ci volevano proprio, la cena la facciamo in camera con i nostri ciottolini
poi piombiamo in un sonno ristoratore, pronte a svegliarci il giorno dopo, domenica, all’alba, per sistemare i bagagli, raggiungere il porto, lasciare l’auto e partire poi cariche e stracariche alla volta del traghetto (Toremar,  Livorno-Capraia, andata e ritorno in alta stagione, circa 40 euro a testa)

sistemiamo i valigioni nella plancia della nave
e saliamo
fra i passeggeri c’è una signora con un uccellino in gabbia
è uno storno, ci spiega, lo ha raccolto affamato e dolorante, lo ha curato e cresciuto e l’uccellino ormai non sa più stare solo

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la mattinata è grigia, possiamo stare anche sul ponte (parlo per me ovviamente è per la mia “ossessione” da protezione 50)

c’è un bel po’ di gente
anche una coppia gay con un simpatico cagnolino
Con Lula avevamo scommesso che sull’isola ci avremmo fatto amicizia, ma non li abbiamo più incrociati

Il traghetto entra nel porto di Capraia e dall’alto ci accoglie un concerto di beee beeeee

“Ecco le capre”

Saranno cinque o sei, o forse qualcuna in piu

Scopriremo poi che le capre di Capraia sono tutte li e che nessuno le alleva sull’isola

Fino a pochi anni fa era diverso ma poi l’allevatore è morto e le sue capre sono state portate via con il traghetto

Eccetto un gruppetto di ribelli che sono riuscite a darsi alla macchia

Da allora, ogni volta che arriva il traghetto, le caprette rimaste si affacciano sul promontorio sulla destra del porto e salutano i nuovi arrivati

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Chissà se il loro è un canto di nostalgia per le compagne perdute

o vogliono semplicemente far vedere che loro ce l’hanno fatta

Nessuno sa quante siano in realtà, cinque, sette, dieci

Vivono allo stato brado nelle zone più impervie dell’isola e sicuramente si riproducono

Con Lula ci inventiamo il gioco del “riportare le capre a Capraia”

Ogni volta che ci sta stretto il lavoro, il nostro mondo, ci scherziamo su, facendo progetti nemmeno troppo impossibili

Potremmo recuperare la vecchia struttura, ripopolare capraia (pare che alla Gorgona l’allevamento funzioni), produrre formaggi caprini con i profumi dell’isola

 

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Il finocchietto selvatico, per esempio, che qui ha un profumo fortissimo e tutto suo

Al momento quello delle capre rimane solo uno dei tanti sogni nel cassetto

Ma non si sa mai

Chissa che una volta o l’altra non facciamo come Marco, il proprietario del campeggio Le Sughere (0586 905066, isola di Capraia, Livorno) che ha lasciato tutto, a Prato o a Firenze non ricordo, per stabilirsi qui

Il campeggio per certi versi sembra rimasto agli anni Settanta. La stagione, quando arriviamo a luglio inoltrato, è aperta da poco, ma si respira  un’aria come di abbandono

roulotte disabitate quasi ovunque, verande cadenti in attesa di un proprietario che le rianimi

Non ci vuole molto a decidere che questo aspetto un po’ sgarrupato ci fa piacere il posto ancor di più

Anzi, ci aiuta a farci entrare nello spirito dell’isola

vita tranquilla, pieno relax

Stile casual

Come viene viene

In piena libertà

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Capraia è famosa anche per le meduse. Nel negozietto di souvenir nella parte alta dell’isola vendono un liquido verde a base di elementi naturali (ovvio) da spalmarsi sulla ferita in caso di contatto

Noi facciamo il bagno ma senza nessun incontro indesiderato. Io comunque sott’acqua non ci vado senza gli occhialetti da piscina: prima scandaglio ben bene l’area e poi nuoto

Siamo state fortunate comunque. Io mi aspettavo di vedere i classici ombrelli gelatinosi bianchi con il contorno viola

L’ultimo giorno, dal traghetto, subito prima della partenza invece abbiamo visto che le terribili meduse di Capraia erano piccole e marroncine. Quasi invisibili, insomma, fino a quando non ti ci scontri

Pericolo scampato

A qualcuno sembrerà impossibile ma c’è anche chi dice  che quando la conosci, quest’isola,  non puoi più farne a meno

La commessa di un negozietto di souvenir del paese in alto (Capraia è attraversata da una strada di nemmeno un chilometro che dal porto sale al paese. Stop. C’è una navetta che passa ogni dieci minuti ma anche a piedi non ci metti niente) dopo aver lavorato per una stagione in un bar dell’isola ha scelto di trasferirsi qui

Gli abitanti, fuori dalla stagione turistica, sono un centinaio

per chi soffre di claustrofobia o per i tipi super social forse e un po’ troppo

A Capraia non arrivano giornali. E anche questo potrebbe aiutare nella scelta

Anche la copertura internet e quella telefonica non sono proprio al top

Ma rientrano nelle attrattive dell’isola,  un buen retiro dove chi vuole disintossicarsi dalla frenesia della vita moderna può farlo davvero

Non tutto è perfetto nemmeno qui, sia chiaro

E infatti poco fuori del porto c’è il solito locale sfigato che si fa notare sparando musica a palla a tutte le ore del giorno

Fortuna che al campeggio dove avevamo montato il nostro accampamento si sentiva solo in lontananza

Anche se io avrei preferito limitarmi al canto degli uccelli

 

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 (5 – continua)

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una vacanza speciale – lasciatemi qui, per favore (4)

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Il traghetto Aquavision parte alle 8.30 dal porto di San Vincenzo
Mi metto in fila per fare il biglietto (34 euro piu 8 di ingresso al parco) mentre Lula fa un salto alla Coop a comprare un po’ di frutta fresca
Sono attrezzata contro il sole, ohibò, come una turista tedesca
cappello di paglia, spolverino di lino bianco, ombrellino e crema solare 50 schermo totale
a Pianosa non ci sono molti alberi
è un’isola brulla e assolata
e come se non bastasse, ci spiegherà la guida durante la passeggiata, non ci piove mai, proprio a causa della morfologia piatta (pochi metri sul livello del mare) che non offre appiglio alle correnti

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La prenotazione per la visita a Pianosa è stata fatta diverse settimane prima. Abbiamo scelto sabato 18 luglio (2014) così ci saremmo arrivate nel primo giorno di vacanza e poi saremmo state libere di andare a Capraia dove saremmo rimaste per qualche giorno in pace
le due isole non sono collegate

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sul traghetto ci presentiamo alle guide. nessuno può entrare nell’isola dell’ex carcere senza la loro mediazione.

Il viaggio dura due ore e mezzo
un po’ guardiamo dal finestrino, un po’ saliamo sul ponte
anche se il sole comincia a farsi sentire

 

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la barca è pienissima
c’è gente di tutti i tipi

nella fermata a Marina di Campo, isola d’Elba, salgono altri visitatori
ormai ci siamo quasi
sulla linea dell’orizzonte si vede già la striscia scura di Pianosa
sono le 11 passate quando attracchiamo nel porto

scendiamo e cerchiamo il nostro gruppo, quello della passeggiata per l’isola
poi ci sono quelli del giro in bici, in carrozza, con la canoa
il sole batte forte
facciamo un salto al bar ristorante per lasciare lo zaino e rinfrescarci in bagno prima dell’escursione

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a Pianosa ci saranno 40 gradi. deve essere veramente l’unica località italiana battuta dal sole in un’estate piovosa e freddina come quella del 2014
io sembro la protagonista di un giallo di Agatha Christie, quello della tipa grassa e imbacuccata che assisteva agli scavi archeologici nel deserto
non bastassero il cappello di paglia a larghe tese, gli occhiali da sole e lo spolverino bianco, apro anche l’ombrellino per parare il sole
una bambina mi indica al padre che la porta a cavalcioni sulle spalle
lo avrei fatto anche io, nei suoi panni

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la calura è insopportabile
la testa mi scoppia
ogni tanto ci fermiamo in cerca di un po’ d’ombra
ma incrociamo degli alberi alti solo in due punti del nostro cammino
per il resto è tutta terra, macchia mediterranea, e stradine polverose

la guida ci parla anche degli animali e delle piante (qui, per esempio, non esistono le vipere) che vivono a Pianosa, oltre che della storia dell’isola e del carcere per la quale è famosa

vietato allontanarsi da soli oltre il muro del carcere, in pratica su tutta l’isola, eccetto il paesino e l’area del ristorante bar negozio di souvenir che ora è anche albergo

le camere sono dieci e tutte di colore diverso
dicono che la sera qui, senza visitatori e senza luce, esclusa quella di luna e stelle, sia un’esperienza unica
(chi vuol fermarsi a dormire prenoti chiamando Filippo al 366 4863363)

i detenuti di Porto Azzurro, dall’isola d’Elba, vengono mandati qui a lavorare
li vediamo passare sulle biciclette o a piedi con gli attrezzi in mano
vanghe rastrelli
continuano a coltivare questa terra che un tempo, nemmeno troppi anni fa, fu un esempio eccezionale di produttività

 

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poi, dopo le stragi di Falcone e Borsellino, quando i normali detenuti furono sostituiti dai mafiosi in regime di 41 bis, cambiò tutto

la passeggiata finisce che son già passate le due
ma non ci pensiamo nemmeno a mangiare e ci tuffiamo in acqua
nella spiaggetta di cala Giovanna, l’unica aperta al pubblico

l’acqua è fantastica
inforchiamo le maschere e cominciamo a osservare i fondali salutando i pesci trasparenti e colorati che nuotano insieme a noi

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alle 17 ripartiremo con il traghetto per cui dopo il bagno arriva anche l’ora del pranzo
ci sistemiamo sulle panchine di legno con i tavoli da pic nic nell’area a pineta e apriamo i nostri zaini
per tirar fuori il pranzo al sacco
compriamo mezzo litro di acqua a testa per riempire il thermos
al bar è quasi finita ed è solo sabato
la tipa è disperata
i pancali non arriveranno prima di lunedì e domani, domenica, si prevede l’assalto di altri 300 turisti

(ecco qui apro una piccola parentesi. racconto a Lula che la signora dice “pancali” ah ah… ma lei non ride. si dice proprio così. e io che mi ero fatta convincere dai veneti che sostengono che si dica bancali, incredibile! in realtà, ho controllato, vanno bene entrambe le versioni)

tornando all’acqua

ci penseranno loro
noi domani saremo già a Capraia

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torniamo a San Vincenzo giocando a burraco in traghetto
io sono cotta e strabollita dal sole
stavolta vince Lula
e siamo pari

(4 – continua)

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