Mi piace cucinare. Mi rilassa armeggiare fra i fornelli, elaborare gli ingredienti, azzardare abbinamenti. Lo faccio senza scopo, senza un fine. Cioè non cucino per gli altri, se non occasionalmente, né per obbligo.
Lo faccio perché mi piace.
La mia cucina, come un po’ tutto nella mia vita, ha subito l’influenza dei vari periodi.
All’inizio, ricordo, da bambina, c’era un po’ il fatto di volersi sentire grandi. Però c’era anche una sorta di magia. Perché quando metti insieme del burro, delle uova, farina e frutta fresca e sforni una torta fragrante e profumata, beh… ecco, non è proprio come andare al supermercato o in pasticceria.
Non scherzo, da piccola, (chessò? scuole medie?), ci ritrovavamo, io e una cuginetta, armate di ricette pubblicate dai giornali e sperimentavamo. Non so perché ma ricordo ancora un rotolo di frittata con il tonno e dei biscotti rosa all’alchermes.
Negli anni del liceo furono tanti i pomeriggi, a casa della mia migliore amica, passati a fare tortellini (pasta e ripieno), krapfen (quelli però non lievitarono bene) e altre ricette complicate.
Chissà perché, con questa passione, non ci è passato mai per la mente di fare le cuoche… mah?
Tralascio il periodo delle verdurine in barattolo, delle varie ricette regionali, delle diverse sperimentazioni, più o meno riuscite, e delle diverse fasi: carnivora o vegetariana.
Di sicuro, anche senza bisogno di produrre ricette elaborate, nella quotidianità del cucinare, ho sempre prediletto la semplicità, la freschezza e la genuinità dei prodotti. Il che tradotto significa: mai surgelati, confezionati solo se non se ne può fare a meno (pasta, riso, farina eccetera), naturali e acquistati dal produttore (o il più vicino possibile).
Oggi la mia cucina è ricca di spezie, profumi e sapori, semplice e gustosa al tempo stesso. Ah, e vegetariana…
Simona perché non facciamo la prossima cena di classe a casa tua?
ciao, chi sei?
dall’indirizzio email non lo capisco
ma non credo che i miei cibi possano essere apprezzati da tutta la classe, anzi….
Ricordo che eri bravissima a fare i dolci, forse hai preso da nonna Libe però ricordo anche le lenticchie del nilo elo spezzatino vegetariano che non voleva mangiare nemmeno Taro.
Comunque ti do un bel votoperchè ti piace sperimentare con passione
Due grandi fallimenti che avevo rimosso… Anche perche’ risalgono a secoli fa! Sinceramente dei dolci di nonna Libe non ricordo niente. Mi ricordo invece il suo coniglio in umido che mi piaceva tanto, con le patate al forno mezze fritte, strepitose, e il coniglio in dolceeforte che poi credo sia quello che chiamano agrodolce che pero’ non ho mai assaggiato…
Ciao Simona,
Vorrei sapere per cortesia se organizzi corsi di cucina vegana tipo ayervedico ( sono molto interessata all’utilizzo delle spezie ed anche a loro reperimento – quelle “vere” e biologiche).
Io vivo a Firenze.
Ti ringrazio molto.
Silvia
Ciao Silvia, no nessun corso. Sono solo un’eterna anche se curiosa principiante che esperimenta. Per le spezie conosci i churna della maharishj, vata pitta e kapha? Poi il discorso, ovviamente, è molto più vasto… se sei interessata però potremmo organizzare una giornata di condivisione di esperienze culinarie. Potremmo fare il ghee e altre cose. Magari aspettando che torni la mia amica Lula dal suo viaggio in India dal quale porterà sicuramente tante cose buone