Nei miei anni vagabondi ho sempre avuto cucine con la bombola del gas, come a casa in Toscana peraltro. Credo di avere imparato a cambiarla alle medie quando d’estate sostituivo la commessa del negozio di zio alle prenotazioni del gas. Ricordo ancora quell’angolino infrattato in fondo a destra, le schede di cartoncino, il telefono grigio a rotella. L’uomo che portava le bombole a me sembrava vecchissimo e lento. Ma avevo gli occhi di una tredicenne. Quando non avevo chiamate seguivo il tennis in TV, erano gli anni di Panatta, Pietrangeli, Lea Pericoli, John Loyd e altri di cui mi sfugge il nome, tipo lo svedese che si sposò Loredana Bertè.
Quando non c’era la Coppa Davis giocavo con un computer, quello di zio era un negozio di elettrodomestici, sarà stato fra i primi ad averlo, credo, a quella specie di tennis, con i rettangoli bianchi su schermo grigio che muovevi avanti e indietro per parare il cerchio luminoso della pallina.
Il negozio era già nella vecchia sede delle poste, la stessa dove è ora. Dietro però c’era ancora la trattoria di Virio il cacciatore dove la mattina facevano colazione con le acciughe sotto pesto e un gotto di vino rosso. Qualche anno dopo, ormai al liceo, ci si sarebbero passati anche diversi pomeriggi a bere bicchierini di aleatico da poche lire.
Ma quello che più di ogni altra cosa mi è rimasto di Virio è l’odore che dalla sua cucina entrava in negozio, fin dalla mattina. Refoli di soffritti, minestroni e trippe che si sono impressi in modo indelebile nella mia memoria olfattiva. Risento quell’odore e più che rivedere la trattoria, rivedo l’uomo che portava il gas e lo associo a quel sentore persistente di minestrone. Rivedo il suo sguardo bovino, la sua tuta azzurra striata di macchie nere, la postura fiacca e risento il soffritto di Virio.
Tutto questo però poco c’entra con quello che avevo in mente quando ho iniziato a scrivere il post. La bombola del gas. Quando stavo a Belluno finiva sempre a Pasqua, a Natale o a Ferragosto. Una o due volte ho chiesto al tizio del gas se me ne mandava due di bombole, così non rimanevo senza.
Si è sempre rifiutato.
“Eh, ma poi non la sa mica mettere lei da sola…”
La chiave del gas
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