Di furgoni, servizi sociali e anziani invasati

A questo punto non so se preferisco essere seguita da un Furgone dei Servizi Sociali o tampinata da un Uomo Anziano in Crisi Aggressiva. Il FdSS, non so se lo avete mai incrociato, è un mezzo all’apparenza di supporto sociale, come indicherebbe il nome. In genere però è condotto da persone a cui va un po’ stretto quel senso li. Oggi per esempio mentre andavo a Poggibonsi un FdSS mi si é attaccato tanto che pensavo non mi avrebbe mollato mai più. L’ho avuto per Vallibuona e sul ponte dell’Armi poi mi è venuto dietro sulla rotatoria della superstrada. E qui è successa una cosa strana, perché il FdSS non ha preso per Siena, ma nemmeno per Firenze. Anzi, quando io ho imboccato la seconda uscita lui mi si é scollato di dosso ed è ritornato di là. Avrà voluto fare la strada vecchia per Poggibonsi. Ma allora perché, mi chiedo, quel giro in più attaccato al mio paraurti?
L’UAiCA invece l’ho trovato ieri. E non è il primo esemplare con cui mi trovo, mio malgrado, ad avere a che fare. Dopo una mattinata complicata al lavoro, mamma mi chiama per dirmi che la macchina le si è rotta sulla salita sotto il cavalcavia, che ha creato un ingorgo (era giorno di mercato ma Poggibonsi in questo periodo è già ingorgata di suo per la chiusura di un ponte), che ci sono i vigili, che non riesce a contattare l’assicurazione e, alla fine, mi chiede se vado a prenderla.
Prima di tornare a casa facciamo un salto alla Coop. È ormai passata l’una e nel posteggio sotterraneo, quasi completamente vuoto, non si vede anima viva.
Mi fermo in una corsia prima di posteggiare per far scendere mamma. È in quel momento che, come per magia, appare lui. L’UAiCA si materializza in una macchina nera di media quasi grossa cilindrata. Si affaccia dal finestrino e comincia a gridare di toglierci di li che ingombriamo il passaggio.
Roteo la mano verso di lui a significare che, in un posteggio vuoto, ha almeno altre dieci corsie in cui passare senza stracassare le lampade a noi. Ovviamente tutto ciò lo fa innervosire ancor più, tanto da costringerlo ad alzare la voce contro di noi. Intanto mamma cerca di sciogliersi dall’intrigo della sua borsa con la sciarpa e le borse di plastica con gli acquisti del mercato. La situazione si fa incandescente. L’UAiCA si vede costretto a suonare il clacson, gridando improperi verso l’intero genere femminile.
Apro la portiera, scendo, e con l’aria del maestro zen di Kung Fu Panda mi avvicino al suo finestrino.
– Mi scusi, non vede che il posteggio è completamente vuoto? Perché vuole passare proprio dove siamo noi?
– Perché voi non potete stare lì.
L’UAiCA indossa occhiali scuri e soffre di un accentuato difetto di logica. Ma a questo punto lo abbiamo nelle nostre mani. Si avvicina mamma con fare marziale.
– Ma lo sa che lei invece è un bel maleducato? (Nel suo vocabolario questa rappresenta l’offesa più alta che una persona possa pensare di pronunciare).
Mi avvicino ancor più a lui, sempre con calma zen, e aggiungo:
– È vero, è proprio maleducato. Poi non capisco perché non voglia approfittare di tutto questo spazio. Fra l’altro guardi abbiano avuto un problema, si è rotta la macchina…
– Ah, ma me lo doveva dire subito che la macchina si è rotta, io come facevo a saperlo? Non è mica scritto da nessuna parte…
Macchina rotta deve essere una parolina magica perché l’UAiCA fa manovra e occupa l’altra corsia, posteggiando in uno dei numerosi spazi liberi. Ma non è del tutto convinto, perché dal finestrino aperto lo si sente ancora lanciare improperi a tutto il genere femminile.
– Più sono anziani e piu diventano acidi, commenta, mamma lasciandosi andare a una rilassante generalizzazione.
Rientro in macchina.
– E poi puzzano di fumo rancido. Senti che cattivo odore c’è dopo che abbiamo parlato con quel tipo. Come ha fatto a rimanermi attaccato addosso?
– Ma che dici? Quello è l’odore del pollo arrosto che ho comprato prima al mercato.
Vabbè. Comunque le storie sugli UAiCA non finiscono qua.A questo punto non so se preferisco essere seguita da un Furgone dei Servizi Sociali o tampinata da un Uomo Anziano in Crisi Aggressiva. Il FdSS, non so se lo avete mai incrociato, è un mezzo all’apparenza di supporto sociale, come indicherebbe il nome. In genere però è condotto da persone a cui va un po’ stretto quel senso li. Oggi per esempio mentre andavo a Poggibonsi un FdSS mi si é attaccato tanto che pensavo non mi avrebbe mollato mai più. L’ho avuto per Vallibuona e sul ponte dell’Armi poi mi è venuto dietro sulla rotatoria della superstrada. E qui è successa una cosa strana, perché il FdSS non ha preso per Siena, ma nemmeno per Firenze. Anzi, quando io ho imboccato la seconda uscita lui mi si é scollato di dosso ed è ritornato di là. Avrà voluto fare la strada vecchia per Poggibonsi. Ma allora perché, mi chiedo, quel giro in più attaccato al mio paraurti?
L’UAiCA invece l’ho trovato ieri. E non è il primo esemplare con cui mi trovo, mio malgrado, ad avere a che fare. Dopo una mattinata complicata al lavoro, mamma mi chiama per dirmi che la macchina le si è rotta sulla salita sotto il cavalcavia, che ha creato un ingorgo (era giorno di mercato ma Poggibonsi in questo periodo è già ingorgata di suo per la chiusura di un ponte), che ci sono i vigili, che non riesce a contattare l’assicurazione e, alla fine, mi chiede se vado a prenderla.
Prima di tornare a casa facciamo un salto alla Coop. È ormai passata l’una e nel posteggio sotterraneo, quasi completamente vuoto, non si vede anima viva.
Mi fermo in una corsia prima di posteggiare per far scendere mamma. È in quel momento che, come per magia, appare lui. L’UAiCA si materializza in una macchina nera di media quasi grossa cilindrata. Si affaccia dal finestrino e comincia a gridare di toglierci di li che ingombriamo il passaggio.
Roteo la mano verso di lui a significare che, in un posteggio vuoto, ha almeno altre dieci corsie in cui passare senza stracassare le lampade a noi. Ovviamente tutto ciò lo fa innervosire ancor più, tanto da costringerlo ad alzare la voce contro di noi. Intanto mamma cerca di sciogliersi dall’intrigo della sua borsa con la sciarpa e le borse di plastica con gli acquisti del mercato. La situazione si fa incandescente. L’UAiCA si vede costretto a suonare il clacson, gridando improperi verso l’intero genere femminile.
Apro la portiera, scendo, e con l’aria del maestro zen di Kung Fu Panda mi avvicino al suo finestrino.
– Mi scusi, non vede che il posteggio è completamente vuoto? Perché vuole passare proprio dove siamo noi?
– Perché voi non potete stare lì.
L’UAiCA indossa occhiali scuri e soffre di un accentuato difetto di logica. Ma a questo punto lo abbiamo nelle nostre mani. Si avvicina mamma con fare marziale.
– Ma lo sa che lei invece è un bel maleducato? (Nel suo vocabolario questa rappresenta l’offesa più alta che una persona possa pensare di pronunciare).
Mi avvicino ancor più a lui, sempre con calma zen, e aggiungo:
– È vero, è proprio maleducato. Poi non capisco perché non voglia approfittare di tutto questo spazio. Fra l’altro guardi abbiano avuto un problema, si è rotta la macchina…
– Ah, ma me lo doveva dire subito che la macchina si è rotta, io come facevo a saperlo? Non è mica scritto da nessuna parte…
Macchina rotta deve essere una parolina magica perché l’UAiCA fa manovra e occupa l’altra corsia, posteggiando in uno dei numerosi spazi liberi. Ma non è del tutto convinto, perché dal finestrino aperto lo si sente ancora lanciare improperi a tutto il genere femminile.
– Più sono anziani e piu diventano acidi, commenta mamma, lasciandosi andare a una rilassante generalizzazione.
Rientro in macchina.
– E poi puzzano di fumo rancido – dico io -. Senti che cattivo odore c’è dopo che abbiamo parlato con quel tipo. Come ha fatto a rimanermi attaccato addosso?
– Ma che dici? Quello è l’odore del pollo arrosto che ho comprato prima al mercato.
Vabbè. Comunque le storie sugli UAiCA non finiscono qua.

https://www.focus.it/comportamento/psicologia/perche-diventiamo-belve-al-volante

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