L’Orage sur Paris

September 11th… Seven-Seven… Due date, due giorni bui. Le Torri Gemelle. Le bombe di Londra. E alla lista purtroppo da quest’anno si aggiunge Sept Janvier, la tempesta su Charlie Hebdo, con il suo carico di terrore, contraddizioni, domande.
L’11 settembre e il 7 luglio ero a Londra. Vivendo lì per 14 anni, tra pezzi per Io Donna Corriere della Sera e D, La Repubblica delle donne, la mia nuova famiglia, la formazione per l’insegnamento, l’uscita del mio terzo libro , ho incontrato amici afghani e pakistani, un mondo di diversità e domande. E strade invase di polizia, tra noi consapevoli di essere ogni giorno nel mirino, in un luogo cruciale. Dall’IRA ai jihadisti, Londra conosce bene la violenza.
Ma Parigi non ce l’aspettavamo. Forse è la sintesi di tutto, della non-libertà di stampa, di contrasti sociali e culturali mai risolti, che, in Europa come altrove, possono essere portatori di guerra. Di violenza. Di intolleranza. Nodi che esistono ovunque, in Italia come in Germania, nel Regno Unito come in Francia, appunto. Nodi venuti al pettine il 7 gennaio. Drammaticamente. L’orage sur Paris. Una vignetta di troppo e qualcosa è scattato, cupo e ostile. A toglierci l’illusione che l’integrazione esista, che il dialogo stia portando a qualcosa. Così paghiamo l’ ottimismo prematuro, che ci faceva credere che le distanze potessero colmarsi da un giorno all’altro, che le differenze svanissero in un grande abbraccio fraterno. Che purtroppo ancora non c’è. Resta tanta, tanta strada da fare e la violenza non è mai, mai una risposta. Disoccupazione, diseguaglianze sociali, inquietudini, domande, intolleranza, contrasti, nervosismo. Charlie Hebdo ha pagato per tutti, provando che non siamo ancora pronti per un’ Europa davvero multiculturale. E’ un innegabile dato di fatto.
Annalisa Coppolaro
Murlo (Siena)

(secondo posto ex aequo con 17/20 voti al concorso “Chi è Charlie?”)

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