per andare a Parigi prendiamo il treno. ho già fatto lo stesso viaggio nemmeno due anni fa, Venezia-Parigi, Parigi-Venezia in cuccetta, e l’ho trovato molto comodo. anche perché scendi in centro, alla Gare de Lyon, senza doverti preoccupare di check in, navette e tutto quanto
all’andata la cabina da sei è piena. Ci siamo noi due, una giovane senegalese in carne, una donna africana di non so dove ma più scura e con la testa avvolta in una fascia nera, e due francesi poco cordiali
poco male. Loro salgono tutte a Milano e noi ci siamo già sistemate in cuccetta dopo aver cenato. Avevamo fantasticato su chi avrebbero potuto essere le nostre quattro compagne di viaggio “milanesi” e non ci avevamo azzeccato per niente. Non erano le quattro amiche che andavano a far shopping a parigi nel week end che pronosticavo io né le quattro teenager casiniste munite di cuffiette e iPhone immaginate dalla mia amica.
Quella notte non abbiamo dormito molto bene, faceva caldissimo e noi eravamo un po’ nervose. Ma quando siamo scese alla gare de Lyon ha prevalso l’effetto parigi. E la notte un po’ così è stata subito dimenticata. Specie dopo che ci siamo bevute due spremute di arancia e un caffè per 12 euro
al ritorno non ci abbiamo provato nemmeno ad immaginare chi potevano essere le nostre compagne di viaggio
Anche perché le avremmo viste subito, visto che sarebbero sicuramente salite a parigi
la prima ad entrare nella cabina è stata una signora africana, scura di carnagione, di una certa età con le gambe lunghissime e la testa avvolta in un turbante di maglia
Poi arriva una ragazza marocchina, fatima, con due valige enormi e pesanti come il piombo. Mi offro di sistemarle sulla rastrelliera, così per non incasinarci lo spazio esiguo, e manca poco ci perdo il braccio sinistro
poi arriva una ragazza più giovane, scura di pelle ma dalla tonalità ambrata, capelli crespi tirati lisci
non ha nemmeno una valigia. 1000 punti
non vuole stare nella cuccetta bassa e scambia quella in alto con me. 2000 punti
Ha un problema. Trovare una presa per ricaricare il telefonino
i vagoni sono preistorici e non c’è nessuna presa
forse in bagno ma devi stare li, non puoi abbandonare l’iphone
“Ci passo anche tutta la notte se devo ricaricare”
Ecco, brava
Nessuno è perfetto
(più tardi comunque li perderà tutti di un botto quei punti)
l’aria è tranquilla, amichevole. Si preparano le cuccette, si distribuiscono lenzuolini e piumini per la notte
insomma, quel clima un po’ da gita scolastica è salvo
teniamo la cuccetta di mezzo ancora abbassata per il tempo di cenare
ed è allora che accade tutto e tutto cambia
Le tre parlano fra sé un po’ in italiano un po’ in francese
io non faccio caso a quello che dicono quando a un tratto la mia amica, girata verso di me, fa: “Ecco, io non intervengo. Faccio finta di niente. Non ho voglia di discutere”
“Quello che mi dispiace è che ci sono andati di mezzo degli innocenti – sta dicendo capelli crespi stirati – e questo non è giusto”
trattengo il fiato mentre la ascolto
“loro dovevano aspettarselo – continua – hanno provocato profeta Maometto. Ma gli altri non c’entravano nulla”
gelo
Continua a spiegare la sua teoria ammettendo che magari non era proprio necessario ammazzarli, prima si poteva provare a dialogare
però avevano provocato profeta Maometto e quindi dovevano aspettarselo
“Il fatto è che sono stati uccisi due arabi – interviene fatima – e alla fine ad ucciderli è stato un francese. Eh si è andata proprio cosi”
dice qualcosa anche la signora anziana, con voce concitata
Ma non capiamo quale sia la sua posizione
Io mi ero illusa che rimettesse al loro posto le due tipe
Ma è più probabile il contrario
Quello è stato il punto di rottura
da allora è cambiata l’atmosfera nella cabina
in quei quattro metri cubi dove ci dividevamo il posto e l’aria in cinque
ma è cambiato anche qualcosa dentro di me
la consapevolezza di una divisione culturale profonda e insanabile fra due mondi che guardano orizzonti diversi
una frattura che non avevo percepito così diffusa e radicata nemmeno dopo l’undici settembre o con gli attentati di Londra e Madrid
quelle tre donne non apparivano a un occhio eaterno come musulmane
vestivano all’occidentale, jeans e maglietta, e non portavano alcun velo
(A parte l’anziana africana con turbante in maglia, ma quello è un altro discorso)
eppure non riuscivano a condannare l’attentato a charlie hebdo
a condannare semplicemente il sangue inutile, la violenza gratuita
un attentato immenso per quanto è stata spropositata la “punizione ” rispetto alla “colpa”
io e la mia amica continuammo a sgranocchiare alghe essiccate acuendo ancor più le differenze culturali in quella cabina
Fatima mangiava un panino quasi da “infedele”
alla stazione di Parigi non c’era cibo che rispettava le regole halal
capelli crespi stirati invece si era procurata un vassoietto di gnocchi al ragù dall’aspetto niente affatto invitante
Ma tant’è
l’anziana col turbante sbocconcellava qualcosa di invisibile che prendeva da un sacchetto di carta nella borsa
Ma non era quello il problema
Se non ci fosse stata la sferzata di gelo di quei discorsi sarebbe potuto continuare il clima da gita scolastica
ma ormai era tutto cambiato
quando piu tardi scesi dalla cuccetta indossando le ciabattine di plastica per andare in bagno fatima provò a scherzarci su
Ma l’effetto che ottenne con il tono che virava sull’acido fu solo quello di farmi sentire come mi vedeva realmente
Una privilegiata dalla vita dannatamente comoda
Che si mette addirittura le ciabattine in treno
Mica come lei, badante a un anziano e cameriera in pizzeria per tirare su da sola tre figli
Ed era una frase detta probabilmente per ricucire
ma ormai era impossibile
Quella notte dormimmo meglio rispetto all’andata
capelli crespi stirati non passò tutto il tempo in bagno a ricaricare il cellulare, anche se lo uso’ abbondantemente
Fatima prima di addormentarsi ascoltò per un bel po’ musica araba al telefonino
(“Dormi? Scusa, volevo verificare che non ti fossi addormentata con la luce accesa”)
l’anziana non disse più una sola parola
Pian piano le compagne di viaggio scesero dal treno. fatima a Milano, l’anziana a Brescia
Capelli crespi stirati purtroppo solo a Padova, così dovemmo stare nello scompartimento con lei, che era sempre più nervosetta nonostante la batteria ricaricata, quasi per tutto il viaggio
Dopo mi è venuto anche il dubbio sulle valige
Fatima era stata a parigi da dei parenti per dieci giorni e aveva due bagagli pesantissimi (ho avuto il muscolo del braccio sinistro stirato e indolenzito per quasi dieci giorni)
ho pensato che chiunque può portare quello che vuole dall’Italia al cuore di Parigi senza alcun controllo
mi dicono che questi sono gli accordi di schengen
ok, ma se vai in aereo ti controllano col metal detector anche sui voli nazionali
Un po’ di uniformità non guasterebbe
al mattino un uomo di colore grande e grosso nella cabina accanto alla nostra ha ascoltato per ore, anche lui, musica araba ad alto volume
poi finalmente è sceso
io fino ad oggi, ad ogni viaggio, mi cantavo quella canzone di de Gregori interpretata dalla Mannoia
“Perché viaggiare non è solamente partire, partire e tornare
Ma è ascoltare la lingua degli altri, è imparare ad amare”
Ripensando a questo viaggio in treno invece mi è venuta piu in mente Titanic
Anche se è sempre di de gregori
“La prima classe costa mille lire. la seconda cento. la terza dolore e spavento”.
Pensare che due anni fa le nostre compagne erano parigine che andavano a Venezia a vedere la biennale
Forse abbiamo solo sbagliato il periodo
Ma piu probabilmente sono solo cambiati i tempi
inevitabilmente
(Soldato scelto di una guerra perdente, dice ancora la Mannoia. Ma spero solo che il mio pessimismo sia un po’ esagerato)
per andare a Parigi prendiamo il treno. ho già fatto lo stesso viaggio nemmeno due anni fa, Venezia-Parigi, Parigi-Venezia in cuccetta, e l’ho trovato molto comodo. anche perché scendi in centro, alla Gare de Lyon, senza doverti preoccupare di check in, navette e tutto quanto
all’andata la cabina da sei è piena. Ci siamo noi due, una giovane senegalese in carne, una donna africana di non so dove ma più scura e con la testa avvolta in una fascia nera, e due francesi poco cordiali
poco male. Loro salgono tutte a Milano e noi ci siamo già sistemate in cuccetta dopo aver cenato. Avevamo fantasticato su chi avrebbero potuto essere le nostre quattro compagne di viaggio “milanesi” e non ci avevamo azzeccato per niente. Non erano le quattro amiche che andavano a far shopping a parigi nel week end che pronosticavo io né le quattro teenager casiniste munite di cuffiette…
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