Ovvero cogli l’attimo.
Carpe diem, insomma.
In certi mestieri l’attimo è tutto.
Penso ai fotografi e alla loro capacità di fermare un attimo, fra i tanti.
Quello che diventerà eterno, in certi casi.
Ci penso ancora turbata dalla morte del fotoreporter americano Luke Somers, rapito dagli yemeniti di Al Qaeda più di un anno fa. Proprio quando stava per riacquistare la libertà, insieme a un altro ostaggio, è stato ucciso
Aveva scelto di fermare gli attimi di quello che accadeva nelle parti più calde del mondo.
E gli è costato 14 mesi di prigionia e la morte.
Ma questo è un pensiero dell’ultima ora.
In realtà volevo raccontare un’altra storia.
Durante una breve trasferta di lavoro ho incontrato alcuni colleghi che vedo di rado.
Nello stesso giorno, in tre mi hanno raccontato storie simili su attimi perduti nel mondo del giornalismo.
Una bella coincidenza.
Con Stefano abbiamo ricordato i tempi passati, di quando si lavorava nella stessa redazione.
Era l’estate di Atlanta, le Olimpiadi del ’96.
Fra gli atleti c’era Daniele Scarpa, veneziano, che gareggiava con Antonio Rossi nella canoa. Era il momento clou dell’Olimpiade, ricordava Stefano, e stava aspettando insieme a Giovanni davanti alla tv la gara più importante.
C’era tensione anche in redazione. Il Gazzettino è il giornale di Venezia, la vittoria di Scarpa sarebbe stata un evento davvero speciale.
La gara ritarda, lo speaker parla e parla per riempire il vuoto e tenere il pubblico agganciato alla tv.
Giovanni ha voglia di un caffè. Le macchinette sono in fondo al corridoio.
Pensa che in due minuti arriva mette i soldi schiaccia il pulsante e prende il bicchierino caldo.
Ci pensa un po’, intanto ad Atlanta nessuno si muove. Si decide e va.
Dopo un attimo che è usvito dalla stanza parte la gara. Stefano non sa cosa fare. Se si allontana dalla TV per chiamare il collega rischia di perderla anche lui. Non gli resta che confidare nella velocità di Giovanni.
Scarpa e Rossi pagaiano come matti e vincono la medaglia d’oro. La medaglia d’oro nella canoa alle Olimpiadi di Atlanta, 1996.
Giovanni rientra che la gara è finita da un soffio, dopo aver bevuto il suo caffè.
Probabilmente il più amaro.
M. ricorda i primi tempi dell’edizione web quando ci lavoravano in tre, lui, A. e B.
sono i giorni di Eluana Englaro. Il padre desidera staccare la spina dei macchinari che tengono artificialmente in vita la figlia, in coma irreversibile da anni.
Infuria il dibattito sull’eutanasia. Il Paese è diviso. Si attende la decisione del giudice.
È il 9 febbraio 2009. Le macchine potrebbero essere spente da un momento all’altro. Dipende soltanto da quando arriverà il nulla osta.
per i giornalisti della carta stampata basta cogliere la notizia prima di andare in stampa. Il web invece mira a battere la concorrenza sul tempo, dandola il prima possibile, non appena verrà diffusa la decisione.
I redattori stanno incollati al video, tengono d’occhio agenzie e siti informazione. Passano le ore e ancora non succede niente.
B. copre l’ultimo turno serale. È rimasta sola in redazione. Continua a tenere la situazione sotto controllo ma ancora nulla.
ha un buco nello stomaco. La fame si fa sentire e la distrae.
un salto al bar per un toast non dovrebbe costituire un problema. Basta uscire dall’ufficio e percorrere pochi metri. Il tempo di farlo scaldare e torna al suo posto.
ma non fa in tempo a rientrare che già le squilla il telefono.
E il capo. Hanno spento la macchina, Eluana è morta. Tutti i siti hanno battuto la notizia manca solo il nostro.
Maledetto quel toast.
Prendo un tè al bar con Anna e Carlo. Il discorso cade sul nipote di Anna che ha scelto di vivere in Polonia, patria di origine della famiglia, lasciando gli Stati Uniti, il padre che vive a New York e l’ultimo prestigioso incarico a Los Angeles.
Lui è direttore delle redazioni on line di una delle più importanti televisioni di Varsavia.
Sono i giorni in cui papa Wojtyla sta per morire e il mondo intero pende dai notiziari radio e tv.
La tv polacca si prepara ad annunciarne la morte. Quando questa avverrà sarà trasmesso l’intervento di un illustre personaggio religioso che darà personalmente la notizia agli spettatori.
Gli organizzatori della trasmissione non avvisano però i giornalisti della redazione web. Che fanno il loro lavoro. E, non appena il Vaticano diffonde la notizia della morte di papa Giovanni Paolo II, battono una striscia che passa in sovrimpressione durante la normale programmazione.
Bruciando l’intervento dell’alto prelato e l’effetto sorpresa a lui riservato.
Pare che i giornalisti siano stati pure cazziati per questo.
Non se ne fa mai una giusta
Siamo battiti di ciglia nell’universo. Con questa ‘perla’ ti lascio un caro saluto
Grazie Paola