non è un paese per vecchi

è iniziato intorno alle cinque del pomeriggio
di sabato pomeriggio
l’ora del tè, o della corrida
tumf tumf tumf

“oddio ancora”
si è lamentato qualcuno in ufficio

solo il giorno prima, il venerdì, senza alcun motivo la piazza era stata inondata dalle note a tutto volume di una musica forte e ritmata
per chi, non si sa, visto che in giro non c’era nessuno
io ho pensato che venisse dal nuovo locale, l’astor
secondo un collega era il negozio della 3
è andato avanti tutto il pomeriggio fino alle 20, 20.30
poi per fortuna stop

in questi giorni fa caldo e in redazione apriamo le finestre
l’aria fuori è leggera e il venticello ci fa stare bene
se non fosse per questo tum tum che ci accompagna sarebbe solo un bel giorno d’estate

sabato pomeriggio la stessa storia
fa caldo, finestre aperte, dalla piazza arriva amplificata una musica (chiamatela musica poi) sparata a mille
sbunf sbunf sbunf
noi lavoriamo, parliamo con le persone, telefoniamo
funziona così
e obiettivamente questo rumore dà fastidio
impedisce di concentrarsi e far bene il nostro compito che è poi quello di scrivere e di comporre il giornale che in molti leggeranno il giorno dopo

va bene, mi decido. esco e vado verso la fonte del rumore.
in una piazza dei Martiri quasi deserta vedo un baldacchino sotto porta Dante con un dj che mette svogliatamente della musica
anche perché, cavolo, ci fosse una persona ad ascoltarla
però la lancia a tutto volume, perché così si fa

c’è un vigile che giocherella col telefonino
“scusi”, mi presento
“secondo lei non si potrebbe tenere un po’ più bassa questa musica?”
arretra infastidito come se avesse visto in me tracce di lebbra o colera
poi, a debita distanza, mi dice:
“non siamo noi che ci occupiamo del rumore, deve chiamare l’arpav. sono loro che lo misurano”
mi crollano le braccia e ritorno mesta in redazione
anche se vittoriosa, almeno agli occhi dei miei colleghi, perché per qualche strana ragione quando rientro in ufficio la musica è effettivamente abbassata
ma forse si era solo staccato un filo perché dopo un po’ riprende come prima e più di prima

quindi oggi funziona così
non è più possibile chiedere, gentilmente, di abbassare la musica (o il tono della voce)
occorre chiamare l’arpav, far domande in carta bollata, aspettare che un tecnico venga a rilevare i rumori prodotti e decida se rientrano o meno nei parametri
sì ma quando? fra un mese?
ok, constato la morte del buon senso, della comunicazione diretta fra le persone, e continuo a lavorare con la musica che mi martella nelle orecchie
in piazza continua a non esserci nessuno a parte i vigili che controllano le auto posteggiate

mi sale il mal di testa. oddio no
tempo un’ora e non sarò più in grado di fare nulla
forse, in una situazione tranquilla potrei evitare di prendere il cachet e, rilassandomi, tutto passerebbe da solo
qui è impossibile
aspetto un po’ ma sento solo che aumenta
prendo la pasticca. uffa
ora arriva il picco del dolore e poi passa

all’ora di cena il tumf tumf finisce di colpo
in lontananza si sentono dei cori di montagna
grazie alpini!
non sapete che piacere ci state facendo

ma quando finiscono i cori la musica riprende, più alta di prima
nel frattempo si accendono altri concertini, quà e là per il centro
tutti insieme, in uno spazio unico e tutti a volume altissimo
forza signori, urlate, urlate più forte

una collega mi parla
“scusa non ti sento…”
sono costretta a chiudere la finestra, lei è a un metro di distanza da me

alla fine finisce anche questa giornata di lavoro e alle 22 passate mi appresto a tornare a casa nel bailamme del centro infuocato da note lanciate a vanvera

davanti ai locali sotto all’ufficio c’è un piano bar
cavolo come stecca la cantante
chissà perché l’avranno presa
il piano bar, ovviamente, è una base musicale preregistrata su cui la tipa canta a squarciagola in un microfono

mi incammino verso casa
non va meglio, non va affatto meglio
in piazza Duomo, sotto alle mie finestre, il bar, già rumoroso di suo, ha fatto mettere un secondo gazebo, oltre a quello dei clienti, per il concertino
non mi interessa fermarmi a vedere mi basta ciò che sento
canzoni rovinate, stonate, steccate, cantate con i piedi
ma a tutto volume, quello sì, oh
così imparano quei rompipalle che vogliono il silenzio
facciamoci sentire, più alto, sempre più alto
facciamoci sentire che siamo vivi, di fronte a tutti questi morti
noi, ubriachi, urlanti e incuranti degli altri, noi siamo i vivi
gli altri, quegli stronzi dei residenti, vecchi, rompipalle, fastidiosi
sempre a dire, abbassate la musica
loro sono morti
gente che la notte vorrebbe dormire
ma si scherza?
è così che poi muore questa città
invece per fortuna c’è chi la risolleva a forza di decibel
alti alti sempre più alti

il cantante sotto le mie finestre affronta anche de andrè ma è uno strazio
proprio non ce la fa e la voce stecca e si spezza
dopo prova con i pink floyd ed è anche peggio
per non parlare della performance lou reed
aiuto
chissà perché i baristi prendono persone così scarse, eppure le pagano
anche questo un altro mito che si spezza
pensavo che chi fa piano bar sapesse almeno cantare
e invece no
anche qui è questione di decibel
chi prendi stasera? uno che c’ha due altoparlanti così

salgo a casa ma la situazione non è buona
le finestre vibrano e la musica (ripeto, chiamatela musica…) entra dappertutto
il mio gatto, Ercolino, cammina avanti e indietro miagolando
non capisco il perché
o meglio, lo capisco, ma che posso farci povero?
serro le finestre e vado in camera a stendermi
il rumore è talmente forte che mi batte il cuore a mille
tachicardia
cerco di rilassarmi. di leggere non se ne parla, di mettere a posto la casa e fare altri lavoretti che mi riservo per il tempo libero nemmeno
ok ho capito, sto ferma e attendo che passi
prima o poi finirà anche questo inferno
Ercolino mi si stende ai piedi
è impaurito e cerca le coccole
in genere non si comporta così
sì però non pensiate che voglia intenerirvi con le storie del gatto
so bene che noi contiamo poco o nulla
okay okay facevo per dire, così, per il colore

dicevo? ah ecco con il cuore che batte e la testa che scoppia mi stendo sul letto
l’unica cosa che posso fare in questa guerriglia è qualche gioco con il telefonino
qualcosa di meccanico, che non ha bisogno di concentrazione ovvio
alle 11.30 la musica cessa di colpo
alè!!! ma che bravi anche prima della mezzanotte
allora ci tengono ai vicini e a quelli che vivono qui
non siamo solo quelli che li infastidiscono
beh, mi par giusto
un po’ si divertono loro, un po’ riposiamo noi

no, dopo 10 minuti riprende il rumore
forse era solo il cantante che aveva bisogno di bere o di andare al bagno
a mezzanotte nuovo stop stavolta definitivo
per fortuna
il vocio degli avventori non si conta
per quello niente si può
e comunque sia chiaro, qui siamo tolleranti, e quindi rinfrancati dal silenzio elettronico ci mettiamo a dormire
sono talmente spossata che mi addormento nonostante le urla e le risate sguaiate sotto alle finestre

stamani mi sveglio e non vedo il gatto
vado in cucina, è tutto sottosopra
ma che cosa è successo, Ercolino?
non hai mai fatto così!
raccolgo gli oggetti finiti a terra, risistemo quelli aggrovigliati o fuori posto
e mi preparo a far colazione
fuori c’è silenzio ma nel mio cervello ronza ancora il rumore della sera prima
forse devo spiegargli che è finita, che almeno per oggi può rilassarsi
ma non sembra molto ricettivo
sento dei fischi e dei ronzii
ma può essere un problema mio, certo
non star sempre lì a incolpare gli altri

alle 11 il popolo della notte si sveglia e si trasforma in quello dell’aperitivo
tornano a ridere e urlare (beati loro) sotto le mie finestre
le chiudo, anche se è una bella giornata di sole
almeno stavolta non c’è la musica (oddio, se si vuole esser pignoli qualche cosa c’è ma niente sfondatimpani)
cerco di rilassarmi, mi autoconvinco che va tutto bene, c’è silenzio, il cuore può tornare a battere a ritmo regolare, io posso prepararmi per andare al lavoro (anche oggi, sì, lo so sono noiosa)
all’ora di pranzo il popolo dell’aperitivo transuma altrove
mangio anche io
è passata anche questa
ma solo per questa volta…

ps: per chi si chiedesse di quale città parlo si tratta di belluno un capoluogo di provincia isolato sotto alle dolomiti
un mucchietto di case con 30mila abitanti scarsi, un paesone
dicono che qui la maggior parte della popolazione sia anziana e che i giovani siano pochi e soprattutto annoiati perché non c’è niente da fare

ah dimenticavo. la giunta è di sinistra, una sinistra renziana spaccata dal pd (all’epoca)
loro però sì che sono giovani

2 commenti

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2 risposte a “non è un paese per vecchi

  1. Paola_surfy

    Prenderei in seria considerazione di vendere casa e cambiare aria, per il bene tuo e di Ercolino. Non so se sia un baratto equo, il lavoro sotto casa contro il terremoto da sopportare. Non avrei dubbi, soprattutto guardando lontano nel tempo. Lascio Belluno senza rimpianti, tranne forse per le cascate della Soffia e il lago di S.Croce. Buona fortuna a tutti e due.

  2. non è mia la casa, per fortuna, quindi non devo preoccuparmi di vendere… ho già traslocato più volte in passato a causa dei rompipalle

    a treviso, tanti anni fa lasciai un appartamento in pieno centro perché sotto avevo un pusher che spacciava tutta la notte fino al mattino, facendo bisbocce
    ho traslocato e un mese dopo il tizio è morto di overdose
    a belluno ho cambiato casa dopo che mi avevano aperto sotto le finestre un bar in odor di prostituzione russa. risse tutte le notti con lanci di bicchieri e bottiglie…
    vado via, un mese dopo chiude
    eccetera….
    se non fosse per il permissivismo di questa amministrazione e per l’arroganza dei gestori dei locali non sarebbe una brutta zona
    ma staremo a vedere
    grazie
    🙂

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