tenetevi forte, questo non è un post per tutti
anzi, fatemi un piacere
se siete di quelli che si scandalizzano, di quelli che inquadrano la vita in regole aride ed inutili etichette non state nemmeno a perder tempo
qui si parla un’altra lingua
decisamente
se pensate che certe cose non si dicono e di certi argomenti non si parla, idem
girate pagina, meglio per tutti
perché qui si parla di un grande amore
un amore grande fra due ragazzi ma non solo
un amore che non si ferma e non si limita alla coppia ma che avvolge tutti quelli che stanno loro intorno
parenti, amici e quelli che incrociano le loro strade
qui si parla di amore per la vita
di una fede espressa in riti diversi
si parla di malattia e di guarigione
si parla di morte, anche se questo è un matrimonio
perché chi non accetta la morte non comprende la vita, come spiega il prete
un prete operaio, cristiano più che cattolico
un uomo dalle parole forti, schietto come al tavolo dell’osteria
pane al pane e vino al vino
che dice fare all’amore e incita gli sposi e tutti i loro amici a non sottostare alle regole imposte da altri
dice che dio è altrove
non nelle regole ma nelle persone
non nelle chiese ma nell’intero universo
e che lo spirito, il nostro, si contatta camminando in montagna in solitudine
o stando nella natura
perché spiritualità non vuol dire religione
qui si parla di lacrime, di lacrime amare perché quando la bellezza delle cose vere esplode, in tutta la sua semplicità, quello che c’è di troppo, l’inutilità di certe azioni e di certi pensieri, deve uscire per far posto a tutto il resto
qui si parla di benedizioni, di mantra, si cantano odi cristiane, ebraiche e in sanscrito
c’è il prete operaio, parole forti e liturgia essenziale, e c’è il monaco indiano, che porta il silenzio della meditazione
“mi hanno invitato per far colore”, dice, avvolto nella sua tunica arancione
gli sposi non hanno rinunciato a ciò che li ha portati fino a qui per incanalarsi in un rito imposto e dalle misure troppo strette
e si sono inventati la loro cerimonia
doppia, ma non separata, a ogni officiante il suo spazio, ma tutti insieme nel rispetto e nella sana curiosità di conoscere mondi nuovi
consapevoli di essere tutti solo una delle espressioni del tutto
non una chiesa ma un granaio
non luci ma candele
non bianco ma i colori caldi del sole e del fuoco
giallo arancio, ciclamino come l’abito della sposa bella come un fiore appena sbocciato
non riso ma semi di lavanda e petali di rose
e poi risa, profumi e gioia
dopo la catarsi di tante lacrime
perché a tutti in quel granaio si è aperto qualcosa dentro
sono cadute barriere e al loro posto è entrata aria nuova
l’essenza della vita
che non ha bisogno di niente altro se non dell’amore
della condivisione
dell’aiuto reciproco
del rispetto
dell’accoglienza
parole abusate, come il loro contrario, del resto
ma non ce ne sono altre per descrivere quel sentimento
che scalda il cuore e allarga l’anima
e poi, siccome non c’è gioia con la disgrazia altrui
il pranzo è stato semplice e all’insegna del rispetto della vita
dopo una passeggiata nel verde in una splendida giornata di sole verso il ristorante, liberi anche nel vestire
a questa festa ci si guarda negli occhi non negli abiti
al momento dei saluti anche chi non si conosceva si stringe in un abbraccio
perché il regalo vero non è quello che hanno ricevuto gli sposi
ma quello che hanno fatto loro agli invitati
alla fine, il matrimonio di Laura e Paolo è stato il matrimonio di tutti
Non avrei mai pensato che stessi parlando di loro, ho visto ora le foto su Face….grandi.
li conosci?
Laura la conosco dai tempi del Roanza… 😉
🙂
… e se ti dico che li conosco anch’io?
Viva gli SPOSIIII 😀
sono internazionali!!!
🙂