stamani nevica. ma nevica sul serio.
i fiocchi cadono e attecchiscono a terra, sulla strada.
vado in piscina a piedi, in tenuta da montagna. come sempre, ma stavolta anche le scarpe
mentre cammino sulla neve cercando di non scivolare mi torna in mente una nevicata di tanti anni fa
ero ragazzina e la neve per me, in toscana, era sempre una sorpresa
ricordo che quel giorno stavo tornando a casa a piedi e dovevo attraversare un piccolo campo
era tutto bianco e silenzioso, ovattato
il mondo sembrava essersi fermato
mi venne voglia di cantare, come se fossi veramente sola
e, ricordo, saltellando sulla neve fresca del campetto prima di arrivare a casa, cantai a squarciagola
non ricordo che cosa cantai ma ricordo che provai una sensazione di libertà e felicità tanto che tornata a casa lo raccontai a mamma
e lei mi disse, pur attenta a non farmi rimanere male, che dovevo fare attenzione a quello che facevo fuori, che qualcuno avrebbe potuto non capire e pensare chissà che
non capii bene ciò che voleva dire
pensai a che cosa avrei pensato io se avessi visto qualcuno cantare nella neve
e che cosa avrei dovuto pensare?
boh?
però la frase mi è rimasta impressa dentro
poi c’è stato un periodo in cui gli amici mi chiedevano di cantare
mi ero imparata la carmen a memoria e alle feste c’era sempre qualcuno che la reclamava
l’habanera, ovviamente
ma anche près de remparts de seville o quella bellissima del ballo delle nacchere quando carmen seduce don josè che però deve rientrare al battaglione perché suona la ritirata e lei si incazza di brutto
vabbè, la so tutta a memoria praticamente
allora dicevo che c’erano delle feste, era il periodo dell’università, in cui cantavo come una star con i miei amici che mi chiedevano la carmen
cavolo, a ripensarci ora non mi pare nemmeno sia mai successo
comunque, abitavamo già in campagna, e quindi non era un problema
si cantava, si ascoltava la musica, si faceva ciò che ci pareva (con la paziente tolleranza dei miei)
qualche volta tornavo a casa in motorino
sulla strada in salita e a curve che il mio garelli (ecco, quando tutti avevano il ciao il sì o il bravo io avevo un orribile modello con il serbatoio sotto al sellino) affrontava di petto ogni tanto mi ritornava la voglia di cantare a squarciagola, come se fossi sola
intorno a me avevo solo la campagna, gli alberi, la strada in salita sotto alle ruote del motorino
e io cantavo
la carmen, per lo più
a volte anche qualche altra canzone
un giorno babbo mi disse che desiderio, il contadino che viveva nella casa prima della nostra, al curvone sulla salita dei pini, gli aveva detto: “sento la tu’ figliola che canta quando passa in motorino… bene, ci mette allegria in mezzo a tutti questi musoni”
meno male
anni dopo, a new york, tornavo a casa dalla discoteca sotto una nevicata
era mattino presto, tipo le 5
la discoteca era in centro, midtown, la casa downtown, zona torri gemelle, sei anni prima dell’11 settembre
per un tratto mi accompagnò un amico turco, poi proseguii da sola
era tutto così bello
la neve che cadeva sulle strade e sui tetti delle case di manhattan
ero così felice che non avevo nemmeno paura
mi sentivo intoccabile
però quella volta non cantai
non ad alta voce almeno
Anni fa cantavo anch’io, in casa, non fuori. Mi veniva facile imparare le canzoni, qualcuna anche in inglese. Poi qualcuno di famiglia continuava a prendermi in giro, che ero stonata, che facevo piovere…ecc…. e così, niente più canto. Mi sarebbe piaciuto prendere lezioni, ma tant’è….Sempre belli i tuoi racconti di vita vissuta….p.s. a presto
A prestissimo, Paola… Ormai e’ questione di poche ore! Grazie per i tuoi commenti. Un giorno che pubblico un post e non ti sento comincio a preoccuparmi veramente… 🙂
Continua a cantare meravigliosa Simo, ci metti tutti di buon umore. Ti voglio bene. Bonsi
Che belle immagini Simo, mi fai venir voglia di cantare e di provare quel senso di leggerezza che non avverto da un po’.
Cavolo… Grazie Bonsi! Mi sciogli il cuore 🙂 ti voglio tanto bene anche io
Evvai!!! E che aspetti?