ci sono casi in cui le parole spiegano, altri in cui appiattiscono il significato
il luogo comune è uno di quelli che appiattisce, non c’è niente da fare
se parli a una persona per luoghi comuni vuol dire che parli così, tanto per fare, non ti interessa entrare in comunicazione con l’altro. altrimenti useresti le parole che servono in quel caso
a volte capita che cerchi di spiegare un concetto a qualcuno e hai bisogno di cercare le parole giuste
ma quello ti previene e riassume tutto in una frase fatta.
come dire. ho capito, niente di nuovo.
non credo che ci siano cose indescrivibili a parole, magari bisogna fare solo un po’ di fatica e scavare nel vocabolario, o nell’anima
ma qualcosa si trova sempre per rendere il giusto senso
se ne vale la pena, certo
altrimenti c’è sempre il silenzio che descrive meglio di tante parole inutili
mi torna sempre in mente quel racconto di camilleri in cui montalbano, passando davanti a un condominio, vede un cartello
“si prega di non abusare dei luoghi comuni”
il commissario legge, si fa prendere dall’entusiasmo, entra nel cortile, abbraccia il portinaio e si complimenta con lui per il cartello
e quello gli spiega che l’ha dovuto mettere sennò tutti lasciavano le biciclette dove gli pareva, “nei luoghi comuni”
freddato!!!
ogni momento ha la sua parola giusta per essere descritto
ogni fatto, ogni storia può essere raccontata con le sue parole, proprio quelle,
non parole standard per storie standard
che senso ha, altrimenti basterebbe raccontare sempre la stessa storia…
i giornalisti sono, purtroppo, creatori di luoghi comuni
come se non bastassero i non ci sono più le mezze stagioni e una volta qui era tutta campagna
nella foga della notizia si urla alla guerra del pane o della baguette, alla guerra del fagiolo, ricordo in tempi lontani anche una guerra del panettone
probabilmente, se avessimo vissuto una guerra in prima persona, ce ne guarderemmo bene dal fare gli spiritosi utilizzando la parola a vanvera
in tribunale sono sempre di più i processi per stalking. chiedi che storia che c’è dietro e ormai la risposta è: “sempre la stessa: minacce, ingiurie, pedinamenti, telefonate moleste…”
ma provate a mettervi nei panni della persona perseguitata dallo stalker, ad avere la vita stravolta da un folle, a dover cambiare casa, numero di telefono, città, lavoro, a perdere libertà e serenità
e pensate che per qualcuno la vostra storia è solo una triste ripetizione di un copione trito e ritrito, un racconto già visto, già letto.
via, voltare pagina
questo è ciò che succede, ormai.
così anche lo stalking è diventato un luogo comune come tanti altri
Per non parlare dell’abuso che si fa della parola tragedia..forse sono un po’ troppo sensibile sull’ argomento, ma non mi piace che si usi con leggerezza. Spesso mi è capitato di sentire frasi del tipo “mi è capitata la tragedia più grande della mia vita, devo ripetere un esame,avevo studiato quasi un mese” e altre lamentele di questo genere. “Se la più grande tragedia della tua vita ê questa, allora beato/a te!” Mi viene da pensare!
Ps: Anch’io sono morta dalle risate leggendo quel punto sui luoghi comuni del racconto di Camilleri, Montalbano mi tiene spesso compagnia:)
Bacioni Simo!
hai pienamente ragione!!!
bacioni!