Niente case in affitto nel villaggio di Heidi

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Questo è l’articolo vincitore dell’edizione 2011 del Premio Paolo Rizzi
(ma a me piace più l’altro, “nessuno straniero a Vich”)

Il tempo sembra quasi non passare a Vich. Qui, nella frazioncina di Ponte nelle Alpi, Belluno, alle pendici del Nevegal, la vita scorre ancora come una volta. Il paesello, nemmeno cento abitanti e quasi tutti del posto, cammina controcorrente. Vich non è certo montagna, l’altezza è collinare, 460 metri. Ma nessuno lamenta spopolamento. Anzi. In un paese in cui ci sono giusto un bar, la latteria sociale e la chiesa, ogni famiglia abita ancora nella casa di sempre. «È anche questo il motivo per cui da noi non ci sono extracomunitari, non ci sono appartamenti da affittare – spiega il capo frazione Paolo Sintonia – ci sono alcuni siciliani e sardi, gente di altri paesi veneti. Ma per lo più siamo tutti del posto». Ma a Vich, in fondo, non piace dare le case in affitto, «parché el paès l’è unì». «Qua vicino a Buscole – racconta una signora che preferisce non dirci il suo nome – hanno affittato un appartamento a una coppia di cinesi. Pensavano ci stessero in due persone, e invece alla fine ce ne giravano sessanta».Attraversi il paese, 91 anime all’anagrafe, e tutti salutano sorridendo. «Certo, siamo ospitali, ce lo riconoscono in molti – continua – anche se un po’ di diffidenza verso chi viene da fuori ci può stare». Sintonia è capo frazione da due anni. «Ma non è un incarico politico – ci tiene a precisare – anche se è molto impegnativo». A proposito di politica, ma non è che a Vich non ci sono extracomunitari perché siete un po’ leghisti? «No no, qui la Lega non attacca. E nemmeno il razzismo. Anzi, per tradizione siamo comunisti». «Ma non è mica solo un caso di Vich, questo degli extracomunitari – interviene il geometra Luigi Bernard – accade lo stesso su tutti i Coi de Pera, a Cugnan, Losego, Quantin». Il pane arriva ogni giorno dall’Alpago su un furgoncino. Ognuno ritira il suo sacchetto dalla cesta rossa davanti alla latteria quando può. Due volte a settimana passa il camioncino degli alimentari. C’è un solo bus per Ponte nelle Alpi, secondo gli orari della scuola. E il martedì mattina una navetta comunale attraversa i Coi de Pera per accompagnare gli anziani a far commissioni. Sarebbe facile lamentarsi che a Vich non c’è niente da fare. «Abbiamo un sacco di iniziative – dice invece il capo frazione – la crostolada a primavera, il pagarosto in estate. È un vecchio gioco, un po’ come le bocce, che si gioca in esterno, sui campi. Molto divertente». Ogni lunedì le donne si riuniscono nell’antica latteria, oggi centro di aggregazione, e decidono il da farsi. Hanno appena realizzato un presepe con il granturco, personaggi con le pannocchie, stella cometa con i chicchi di mais. Ogni anno cambia il tema. Nel 2001 ci fu il crollo delle due torri e fra i personaggi c’erano anche Bush e Bin Laden. Sulle porte di casa ci sono le chiavi. Nessuno sembra preoccuparsi dei ladri. «Ricordo due o tre furti ma di tanto tempo fa – dice Sintonia -. Ma continuo a raccomandare a mia madre di non lasciare la porta aperta quando esce, che non si sa mai». Il sogno di una vita a misura d’uomo viene infranto ogni tanto dalle macchine che sfrecciano a tutta velocità lungo la strada che taglia il centro di Vich, ignorando il cartello luminoso che fissa il limite a 30 kilometri orari. Sono i turisti che scendono dal Nevegal e hanno fretta di raggiungere il vicino casello autostradale. Ma basta leggere il cartello affisso dal Comune in piazzetta, “vietato lordare”, per rituffarsi nell’atmosfera senza tempo del paesello pontalpino.
GAZZETTINO
Data 09-01-2011
Edizione PG
Pagina 15

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