22-8-2009

E’ come una morsa che ti prende allo stomaco, una sensazione di freddo dentro che sale su, fino alla bocca, lasciando un sapore amaro.

Ci sono dei giorni che rimangono impressi nella memoria. Mentre li vivi non lo sai. Poi succede qualcosa che si porta via tutto il resto ma allo stesso tempo cristallizza fissandoli come in una foto i dettagli di ciò che hai fatto prima e dopo.

Il 22 agosto 2009 io ero in toscana. Era un sabato mattina e alle 9 ero a tavarnelle per un appuntamento. Dopo sarei passata a salutare un amico fiorentino che si era trasferito nel chianti e che non vedevo da anni.
Faceva un caldo della madonna, era un’estate afosa, soleggiata e senza vento. La sera prima avevo fatto un giro in quelle stesse zone con walter. Eravamo andati in campagna perché il pensiero di entrare nel forno di firenze mi atterriva.
Quando il rouge mi spiegò la strada per arrivare a casa sua rimasi stupita. Era la stessa del giro con walter. Su quella strada non ci ero mai passata e ora capitava per due giorni di fila.
Quei posti sono da urlo, sia chiaro. Passi per stradine che attraversano colline interamente coperte da vigneti alternati a tratti di bosco. Salgono e scendono. Ogni tanto una villa, un casolare, una chiesetta ti fanno venire la voglia di fermarti a dare un’occhiata più da vicino.
Intorno il verde dei pini e dei cipressi, il giallo dei campi di grano, il marrone della terra, composti nell’armonico mosaico della campagna toscana.
Il rouge mi disse di aspettarlo a un incrocio, quindi lo seguii per una serie di stradine fino a casa sua. Prima ci fermammo a fare la spesa in centro a mercatale.
Ricordo le salsicce crude del pranzo, aromatizzate con una ricetta segreta di spezie, che si scioglievano in bocca. Poi formaggi saporiti, toscani e francesi, pasta e ribolla gialla ghiacciata.
Visitai la casa e i dintorni parlando con il vecchio amico, ricordando persone e episodi di un passato comune, raccontandoci il presente e anche un po’ di futuro.
Dopo pranzo lo salutai. Rimanemmo con un appuntamento per metà settembre, quando avrebbe celebrato in quella stessa casa l’equinozio di autunno con una festa sul prato.
Fu un bell’incontro. Mi sentivo felice e leggera.
Tornando a casa mi fermai in un negozio a comprare una cosa per un’amica di radicondoli che avrei visto la sera a cena e poi tornai a casa.
Ero appena entrata quando squillò il cellulare.
Un amico carabiniere di belluno mi avvisava che era caduto il suem.
Ma che significa? Gli chiesi.
Che è venuto giù l’elicottero.
Impossibile, gli dissi.
No no invece è proprio così.
E come stanno?
Sono morti tutti.

Un tuffo allo stomaco.
Ma che cosa è successo? Perché?
Chi mi parlava non aveva tempo di stare al telefono. Là, a belluno, potevo immaginare, quelle ore erano diventate tutto d’un tratto incandescenti. impensabile chiamare i colleghi al giornale. Impensabile parlare con la mia amica, l’addetta stampa del soccorso alpino, che infatti non mi rispose.
Poi qualcuno mi richiamò e seppi i nomi.
Non mi accorsi nemmeno di urlare. Più tardi mia sorella, che mi aveva sentito dal piano di sopra, mi chiese che cosa mi fosse successo.
Due dei quattro li conoscevo ma non era questa la cosa importate. quello non era solo un incidente con quattro morti. Che già non sarebbe stato poco.
Credo che in tutta la provincia di belluno chiunque abbia avuto la percezione delle dimensioni della tragedia, sia che ne conoscesse o no le vittime

quella giornata comunque non fu più la stessa.
Andai a trovare la mia amica con la morte nel cuore. Lo shock mi fece scoppiare un terribile mal di testa. Passammo la serata girando un po’ qua un po’ là.
Ogni tanto mi veniva da piangere.
E ricordo ancora quei 30 km di curve nella notte, nel viaggio di ritorno verso casa con il sapore amaro in bocca e quella sensazione di freddo dentro.

3 commenti

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3 risposte a “22-8-2009

  1. Veramente una grande tragedia

  2. Karka

    Il dolce e l’amaro consumati in 24 ore. Non conoscevo nessuno di loro, ma quel giorno fù doloroso per me come per tante altre persone…

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