eh sì, può capitare. il problema è se poi uno (una) lo vive come un problema.
ieri parlavo con un’amica che si sfogava. “Il tempo passa, ormai penso che non avrò più un bambino. allora mi chiedo qual è il senso di tutto ciò. anche concretamente, per esempio a chi lasciare la casa di proprietà. a nessuno”
questo lei lo viveva con un senso di grande malessere.
non posso negare di averci mai pensato. anzi
anche io vivo la stessa situazione.
però devo dire che, se la cosa può avermi anche solo lontanamente preoccupato in passato, adesso non ci penso proprio più.
non ci penso più in questi termini, della serie eredi e simili
e non la penso nemmeno come a una mancanza.
per la casa in Toscana, una casa importante, con un po’ di terra, un giardino che è tutta la vita della mia mamma, la piscina e tutto il resto, penso invece spesso a quale associazione potrei lasciarla e con quale scopo.
anche questo dà un senso di continuità, pur senza un figlio
Beh se non hai eredi io mi offro volontaria 🙂 Scherzi a parte Simona, io sto cercando casa, in affitto, a Belluno. Anche arredata. Se senti qualcosa…..
Io sono una nobile e importante associazione. C’è il problema che tu mi sopravviverai, ma è banale: la linearità del tempo è un concetto superatissimo 😉
beh, se sento ti faccio sapere di sicuro… si dice anche a Simone, magari che con il bar sente sempre un sacco di cose… comunque sei ottimista sul futuro, Paola!
ah ah ah! devi dimostrarlo… io spazio dall’allevamento dei cani (tutti rigorosamente irish setter), al centro ayurvedico, al recupero di bambini in difficoltà… grazie per la profezia (tu mi sopravviverai) ma se la linearità del tempo è un concetto superato per te figurati per me che sono portata ai pensieri “cosmici” (e non per la stufa, eh…)
la mitica stufa cosmica che ha risucchiato Renato Menel… (chi deve capire capirà)
nell’improbabile caso che leggesse queste righe, ovviamente…
Io ottimista!? non è che penso di vivere più di te, ma io come sai un erede ce l’ho…… Sì dai, anch’io avevo pensato a Simone. Grazie 🙂
Cara Simona, il tuo spirito “toscanaccio” alla fine vien sempre fuori. Bella riflessione comunque anch’io predico: “chissà tra un anno cosa sarà successo per te e ti volterai indietro e dirai -caspita! non avrei mai detto un anno fa che sarebbe successo quel che poi è successo-“. Oggi è così, tra un anno chissà.
Beh, sì. concordo, anche se qualche linea di pensiero ci vuole per non farsi cogliere del tutto impreparati. poi, ovviamente, ci si adatta alla situazione quando si presenta…
mah…son troppo coetanea per offrirmi volontaria 🙂
(sottovoce: chi è questo Simone a cui “si dice”?)
da dove esce questo Simone? (non ho mica capito la domanda…)
… si dice anche a Simone, magari che con il bar sente sempre un sacco di cose…
era riferito alla domanda di Paola in cerca di casa..
Ciao Simona
ah… scusa ma non avevo visto il precedente commento, evidentemente, e quindi non capivo che cosa c’entrasse simone. comunque sì, a simone gliel’ho chiesto subito. ma tu, scusa se te lo chiedo, chi stefano sei?
ecco, ora rileggendo tutti i post ho capito che stavi semplicemente terminando un mio discorso, la cui fine era rimasta sospesa, per tradurre a sonia…
ovvia sonia, con una velocità record, dopo ben una settimana, ho capito il senso della tua domanda… simone a cui si dice è un toscano di grosseto che sta qui a belluno e che ha un bar in centro, quindi ne vede e ne sente…
ecco, stamani si sciolgono tutti i misteri… sei stefano di paola, ovviamente….