All’università studiavo lettere con indirizzo musica e spettacolo, il più divertente ma anche più inutile. A storia del cinema avevamo Lino Micciché, creatore del festival di Pesaro. Ogni anno ci invitava ad andare, ma io non l’ho mai fatto.
Sergio Micheli teneva un seminario di cui non ricordo il titolo. Però a un certo punto, oltre a guardare di continuo film muti e in bianco e nero nella sala cinema del primo piano in via Fieravecchia, con lui decidemmo di girare un nostro film.
Un filmino, una specie di spot. Ma cercammo di buttare giù una trama e ci distribuimmo i compiti.
Io scelsi di fare la trovarobe, oltre a partecipare a tutto il resto .
La storia era un po’ vaga e non sapevamo dove andare a parare.
Erano gli anni Ottanta, in Italia non era arrivata nemmeno MTV e noi eravamo digiuni di tutto, compresa la cultura cinematografica e televisiva contemporanea.
Prendemmo ispirazione da una pubblicità del momento, quella dell’uomo che non deve chiedere mai, ci costruimmo sopra una storiellina che vedeva nel ruolo di attore protagonista Olly, un corpulento studente tedesco con il viso tondo incorniciato da riccioli d’oro, occhialini alla John Lennon, gotine rosse e paffutelle.
Il nostro sforzo creativo di gruppo partorì un plot in cui questo Olly, passando dalla scalinata di Romeo e Giulietta, al Battistero del Duomo, incrociava una ragazza che attirava la sua attenzione grazie alla scia di profumo che lasciava. Anche qui citavamo un’altra pubblicità dell’epoca in cui una donna camminava per strada tutta improfumata e gli uomini la seguivano col naso all’insù.
Non era un granché, però l’avventura ci piaceva. Ci faceva sentire come studenti del Dams, dei quali eravamo purtroppo solo i cugini poveri.
Sceglievamo le varie zone della città dove girare le nostre scene. Il tecnico dell’università ci seguiva, povero lui, con la telecamera della facoltà.
Ci trovavamo la mattina presto con Sergio Micheli e mettevamo su il nostro set, come una vera produzione cinematografica.
Andammo alle fonti di Pescaia e in Fontebranda, al Battistero del Duomo e nei giardini di via Fieravecchia. All’epoca non si diceva ancora location, erano solo posti belli che avevamo scelto per il nostro filmino.
La trama prevedeva anche una scena di gelosia, con un ragazzo più fisicato del nostro Olly, che si prestava a interpretare il ruolo dell’uomo che non deve chiedere mai, e che a un certo punto raccoglieva l’interesse della ragazza che tanto aveva colpito le narici del tedeschino.
Dopo questo sforzo creativo, per tirare avanti la storia ci fu richiesto di pensare un finale.
Le nostre menti da surrogato del Dams ci portarono a far fissare un appuntamento tra Olly e la bella improfumata dove tutto aveva avuto inizio, sulla scalinata di Giulietta e Romeo.
Olly, naturalmente, si era già girato il suo bel film nella testolina per cui il copione prevedeva che portasse con sé una confezione di profilattici, che dovemmo comprare noi, forse addirittura io, visto che facevo la trovarobe.
Per non sciupare l’eccezionale sorpresa al pubblico decidemmo che Olly avrebbe nascosto la confezione nella tasca posteriore dei jeans.
Poi, una volta giunto alla famosa scalinata, nell’attesa della bella improfumata, si sarebbe seduto a terra e girandosi di tre quarti la cinepresa avrebbe inquadrato un angolo della scatolina che faceva capolino dalla stoffa blu.
La scena avrebbe suggellato la disfatta finale e totale del povero Olly, che era andato un po’ troppo avanti con l’immaginazione, mentre la bella improfumata non sarebbe mai arrivata all’appuntamento, essendo molto probabilmente impegnata a laccarsi le unghie per interpretare la donna che si avvinghiava al torace dell’uomo che non doveva chiedere mai.
Da via Fieravecchia, dove una copia di tal capolavoro dovrebbe essere ancora presente in qualche archivio sotterraneo, è tutto.