Il billo di legno

Nella stessa vacanza ad Asiago che trascorremmo nella casa di Kezich, avevamo un bel caminetto e una legnaia piena di legna disposta in bell’ordine. Pare che se ne occupasse l’Erante, in assenza dei proprietari, ma solo quando non lo poteva vedere nessuno.

Una volta una di noi ci perse una lente a contatto, nella legnaia. Sembrava impossibile da ritrovare ma qualcuna ebbe l’idea di accendere i fari della Volkswagen posteggiata nel piazzalino, la lente brillò e la recuperammo.

A forza di prender legna per il caminetto a un certo punto trovammo un pezzo dalla forma particolare.

Lo battezzammo billo di legno e lo posizionammo a centro tavola. Fu eletto subito mascotte porta fortuna della nostra vacanza.

Un giorno il billo di legno sparì dal tavolo. Cominciammo a cercarlo e lo trovammo nel camino, pericolosamente vicino alle fiamme.

Riuscimmo a salvarlo per un pelo. 

Le indagini portarono velocemente ad individuare la responsabile del misfatto che si giustificò dicendo che in fondo era solo un pezzo di legno.

Da allora montammo dei turni di guardia per evitare che il billo di legno venisse bruciato.

Quando la nostra vacanza era giunta ormai alla fine arrivò il figlio del proprietario con un gruppo di amici che si sarebbero fermati dopo la nostra partenza.

Per la sera ci annunciarono che avrebbero preparato una cena per farci assaggiare un piatto speciale con una ricetta che sicuramente non conoscevamo, i canederli.

Ma certo che li conosciamo.

Di questi, ci spiegarono, ne bastano pochi a testa. Nessun essere umano riesce a mangiarne più di tre, quattro a esagerare. 

Durante la cena si resero conto che invece era possibilissimo mangiarne molti di più e glielo dimostrammo ben volentieri. Lo stesso accadde anche con le bottiglie di vino.

I ragazzi rimasero molto colpiti dalla nostra resistenza. Il giorno dopo a pranzo, una di noi preparò i pizzoccheri, con la ricetta tradizionale della Valtellina. 

I ragazzi rimasero ancora più colpiti e così ci guadagnammo la patente di montanare ad honorem.

Un po’ anche per il billo di legno, che continuava a troneggiare spavaldo a centro tavola.

Dovevamo solo ospitare quattro ragazze per trovare un pezzo così fra tutta quella legna, dissero loro.

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