Ecco, penserete, questa ha appena finito di leggere il libro sul magico potere del riordino e già si mette a concionare sull’argomento come se fosse suo. No no, tranquilli tutti.
Se c’è una che non può dire niente su ordine e organizzazione quella sono io. Nonostante i limiti però mi impegno, e molto.
E i risultati alla fine si vedono.
Prendete la mia libreria, quella grande, in pannelli di gesso. Dopo settimane di lavoro sono riuscita a dare un certo ordine. Non è ancora finita.
C’è stato da riaggiustare l’intonaco di due paretine. Altri lavori in corso rallentano la sistemazione definitiva dei libri, ma ora posso finalmente affermare con un certo orgoglio che il grosso è fatto.
Allora, nel ripiano in alto sono andati i libri grandi: fotografia, animali, città, natura, qualche enciclopedia. Poi ci sono gli anglosassoni attempati, i tedeschi, i francesi, i toscani.
Un altro ripiano ospita gialli e polizieschi, un altro gli stranieri contemporanei e un altro ancora gli italiani attempati (con i latini). Un piccolo spazio è riempito dai libri di Piero Chiara (di babbo). Poi gli italiani contemporanei, altri stranieri contemporanei e uno scaffale per i libri scritti da persone che conosco.
Vado molto orgogliosa del reparto basso (ma non bassissimo, perché sotto ci sono degli sportelli): fumetti, poesia, arte, musica. Uno spazio è riservato ai libri piccoli, tipo i racconti singoli pubblicati dai giornali o simili.
Sugli scaffali vicino al tavolo ci sono: una selezione dei miei preferiti, i libri in lingua originale (inglese e francese), i libri superficiali, i vocabolari.
In camera c’è una libreria ordinatissima che ospita: la mega collezione di Julia, i libri della tesi di laurea su Pasolini, tutti i Sellerio, i volumi di almeno quattro collezioni di letteratura pubblicate da Corriere e Repubblica (e forse anche dal Sole 24 Ore).
Sulle mensole ci sono i libri da leggere a breve, una selezione di volumi per ragazzi (mi piace dormire nella stessa stanza con Piccole donne e Pippi Calzelunghe), un bel po’ di libri di argomento più o meno mistico e un po’ di Camilleri extra Montalbano dei quali mi vorrei disfare.
Nelle scatole ci sono ancora le minoranze (africani e indiani d’America), saggi vari su Dante e affini, libri di antropologia, cinema, teatro. E un sacco di fuffa mista.
Ho già preparato degli scatoloni di libri (soprattutto scolastici) da dare via (dove, si vedrà).
Riordinando mi aspettavo di trovare qualche doppione, ma non credevo tanti.
Il giovane Holden e Colazione da Tiffany, entrambi anche in lingua originale, erano quasi scontati. Ma la doppia copia di Nudi e crudi di Alan Bennet, Strade blu di Least Heat – Moon, La mia famiglia e altri animali di Gerald Durrel, Senilita’ di Italo Svevo (fra l’altro mai letto) addirittura in tre copie, e Scorre la Senna di Fred Vargas, mi hanno piuttosto stupito.
Nessun problema. Sono già nella scatola da cui attingere per i prossimi regali.
Invece ho notato alcune sparizioni. Un libro che temevo di aver perso, Naufragio con spettatore, è fortunatamente riemerso dagli scaffali.
Niente da fare invece per un giapponese che adesso non ricordo (ma credo sia stato “Libro d’ombra” di Junichiro Tanizaki) e L’Algarabie, libro in lingua originale, il francese, di Jorge Semprun. E chissà quanti altri che adesso non ricordo. E anzi spero di non ricordare mai.
Ogni tanto però capita che questi libri perduti riaffiorino da qualche parte, come la Madame Bovary tradotta da Natalia Ginzburg, ricomparsa in uno scaffale dei piani di sopra.
Anche questa è una piccola gioia.
Come ti organizzo la libreria
Archiviato in diario minimo, storie di libri
Simona, .. ma davvero hai letto tutti questi libri? …. sei ammirevole. Io purtroppo desidero leggere molti libri ma leggere è per me un lavoro estremamente faticoso, una ricerca costante di riferimenti, connessioni, un susseguirsi di ricordi e riflessioni su quanto leggo che mi rallentano la lettura ed a volte me la impediscono. Ci sono libri che adoro senza avere mai finito … come “Lo Zen e l’arte di manutenzione della mitocicletta” o “L’ultimo chef cinese”
Una volta mi crucciavo di non averli conclusi ma ora, pur non rinunciando all’idea di farlo, ho imparato a conviverci.
Il giorno in cui me ne andrò lascerò senza volerlo una torta in forno o una lavatrice da stendere…. non tutto deve avere necessariamente una conclusione per essere vivo.
Ti abbraccio
Alfredo
Questo commento mi era sfuggito… forse tutti tutti non li ho letti, ma un bel po’ sì. Anche io ho dei libri che non sono proprio riuscita riuscita a finire. L’anno scorso con alcuni sono riuscita, finalmente. 🙂
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Io da 30 anni non riesco a finire “lo Zen e l’arte di manutenzione della motocicletta” che pure trovo un libro splendido
Anche io non l’ho mai finito quello… magari però da grandi si legge meglio. Ci riproverò
Si vede che non vengo molto in WP … e che ti gho riscritto cose già scritte. Ma sei stata gentile a rispondermi ugualmente.
Si vede che è passato tanto tempo e me lo sono dimenticate anch’io 😊