Ecco. Se qualcuno ancora non l’avesse capito che cos’è la montagna e quante insidie e pericoli nasconde, oggi potrà capirlo
Voglio scrivere due righe prima di affogare nella giornata di lavoro che mi aspetta e che so già come sarà. Lunga, caotica e dolorosa
Quello su cui voglio riflettere non sono i pericoli cui va incontro chi va in montagna per sport. Quelli son cavoli loro. Preparati, impreparati, anche fortunati o sfortunati, certo. Ma, come dire, nessuno li obbliga
Penso invece a quelli che in montagna ci vanno per salvare quelli che ci vanno per sport. Sono volontari certo, nessuno obbliga nemmeno loro (ad entrare nel soccorso alpino, poi una volta dentro, le cose cambiano).
Stamani ne sono morti due. Travolti da una frana mentre stavano salvando due alpinisti tedeschi che avevano passato la notte all’addiaccio, feriti a loro volta da una scarica di sassi il giorno prima. L’elicottero non era potuto intervenire e allora son partiti loro, i soccorritori, a piedi. Cioè, a piedi. Scalavano la montagna, mica facevano una passeggiata. L’incidente è successo alle 5.17 di stamani. mentre il mondo era a letto, loro erano in parete, appesi a chiodi e corde a 3000 metri, per soccorrere i due bloccati da ieri sera.
Forse si sarebbe potuto aspettare che si alzasse l’elicottero. Non lo so. Ormai è andata così.
stamani ero in ospedale a fare delle analisi e non riuscivo a fermare le lacrime. nessuno mi ha chiesto niente, si vede che capiterà spesso. ma io non pensavo ai miei esami.
non sapevo ancora chi erano, ma non importava. sarebbe stata la stessa cosa per ognuno di loro.
ho pensato anche che non c’è una parola che descriva un dramma come questo.
la tragedia di quelli che muoiono per non far morire gli altri…
E’ come per Falco. Quando muoiono quelli che aiutano gli altri proprio mentre li aiutano, è dura da mandar giù. Nessuno pensa a quello che rischiano. Pare che tutti pensino che se un soccorritore alpino scala una montagna, magari di notte, con la pioggia e con i fulmini, siccome è un soccorritore non potrà accadergli nulla di grave.
Quante volte ho sentito colleghi commentare le notizie dell’ufficio stampa. “Ma pensa te, mandano i comunicati anche per una caviglia slogata. Butta, butta via che non c’è spazio”.
E io, come un disco rotto, a ripetere che la notizia, per me, non è la caviglia slogata sul sentiero xxx, ma i 4, 5, anche 10 soccorritori che si mettono in cammino con la pioggia o con il sole, di giorno o di notte, per andare a recuperare quel ferito in un posto dove nessuna ambulanza potrebbe mai arrivare.
Ma come si fa a non capirlo!
Eppure…
Poi capitano cose come quelle di stamani e allora il mondo si sveglia tutto insieme.
Giornali nazionali, radio, tg. Tutti si accorgono.
Non c’è nessun patto con la montagna.
neanche per chi ci vive e conosce vie e sentieri come le sue tasche.
La montagna è come il mare, cara Simona: bella e traditrice. Fa rabbia sapere che 2 vite si sono perse per salvare il turista imprudente di turno. Ma come dici tu, è una scelta. Ti fa onore invece la sensibilità che dimostri, a fronte di tanie ‘forzati’ della notizia che popolano il tuo ambiente. Un abbraccio
Ho visto le lacrime scendere dai tuoi occhi mentre mi parlavi di questa tragedia quando ci siamo incontrati all’uscita dell’ospedale. Non ho saputo nemmeno esprimere parole di conforto perchè ogni parola sarebbe stata inutile e banale. La tua sensibilità supera di gran lunga il tuo mestiere.
Mi dispiace per i due soccorritori ai quali esprimo tutta la mia stima ma che adesso non ci sono più per “colpa” del loro innato altruismo.
errata corrige ‘tanie’ ….tanti
Preferisco pensare che piutosto che “morti per salvare qualcuno (forse imprudente o forse solo sfortunato come loro)” siano morti per la loro passione. Sono morti in Montagna, nel lodevole intento di coniugare amore per la montagna e volontà di aiutare chi come loro condivide questa passione. E allora il fatto di esser “volontari”, mitiga forse la rabbia. Il dolore no…quello rimane.
grazie! però stavolta non erano gli imprudenti di turno… i due alpinisti tedeschi, feriti dai sassi, erano attrezzati e preparati. uno, una volta salvato, sembrava impazzito. ripeteva che voleva essere morto lui al posto loro… storia pazzesca, con delle sfaccettature e dei particolari veramente incredibili…
una lettura significativa, tenendo soprattutto conto anche del fatto che non abiti in montagna e potresti quindi non porti certi pensieri. grazie!
no one here gets out alive (nessuno uscirà vivo di qui).
è un testo dei doors.
e un dato di fatto inconfutabile.
credo che le lacrime le versiamo per questo.
eeeeehhhhh ma che cinica fatalista….
e non è nemmeno la prima volta che me li citi!
dai, facci piangere a noi emotivi…
ricordando quella meraviglia umana di jim morrison del quale da adolescente (anche fino a tarda adolescente) tenevo un bellissimo poster nudo a mezzo busto in camera!!!
:-)))
anche io!!! fino a che Alessandro mi ha detto: o lui, o io…
(ma il poster l’ho ancora, non si sa mai….)
ciaoooooo