Eppure c’e’, ne sono sicura. E’ uno dei ricordi più vividi che ho di questi posti.
Allora, la strada sale, gira dolcemente a destra e sulla curva, proprio li’ dietro al guard rail, sulla sinistra, c’e’ quest’agave lunga lunga. Alta, cioe’. Sotto, un declivio verde di macchia mediterranea che sfonda nel mare. Come certi panorami della costa azzurra, solo che qui e’ maremma.
Se penso a castiglion della pescaia o a punta ala, quella e’ l’immagine che mi viene subito in mente.
Eppure non riesco a ritrovarla. Ho fatto e rifatto la costiera da castiglione a punta ala, da grosseto a castiglione, da punta ala a follonica.
Deve essere qui, non c’e’ scampo. E invece niente.
Non c’e’ più.
Non dico l’agave che quella, si sa, una volta che fiorisce poi muore. Ma almeno la curva…
comunque sia, nella mia mente rimane, impressa come una fotografia.
Prima o poi, ne sono sicura, mi ci imbattero’ di nuovo e pensero’ ma come ho fatto a non ricordarmi che era proprio qui.
Intanto oggi, lasciata follonica, sono tornata a punta ala.
C’e’ una spiaggetta qui, misto sabbia e scogli, sotto al castello, che con una mia amica chiamiamo la spiaggia del cinghiale.
In realta’ e’ un piccolo slargo senza nome sul mare alla fine di una sfilza di ville nascoste dai pini.
Una volta pero’ lei mi ha raccontato che una notte, in cui aveva dormito proprio qui all’addiaccio con il futuro padre di sua figlia, erano stati svegliati dal rumore dei cinghiali che sgrufolavano in cerca di avanzi di cibo.
Da allora, fra di noi, quella è la spiaggia del cinghiale.
Ma potrebbe essere anche la spiaggia del polpo. Un giorno infatti, facendo il bagno, un piccolo polpo si avviluppo’ alla caviglia della mia amica. Io, minimo, avrei urlato. Lei no, lei si relaziona con tutti gli animali, anche con quelli più piccoli. Sembra che ci parli, quasi.
Da come appariva divertita e tranquilla pareva che il polpetto le si fosse avvicinato solo per giocare. E magari era proprio cosi’.
Che volete che vi dica? Qui oggi il mare e’ una tavola. Intorno c’e’ solo silenzio. Si sente lo sciabordio delle onde, qualche motoscafo in lontananza.
Ho fatto il bagno. L’acqua limpida lascia intravedere il fondale. Ci sono come tanti piccoli vulcani sotto, saranno il rifugio di qualche animaletto. Ho cercato di scansarli, camminando.
E’ arrivata un po’ di gente, in tutto saremo una ventina, forse meno. I più vicini sono a più di venti metri sulla mia destra, a sinistra nessuno.
No, anzi, c’e’ un uomo che deve aver montato una tendina proprio alla fine della caletta, sulla punta, è uscito ora…
Scendendo la stradina per arrivare fin qui le ville fanno capolino dal verde. Vista dal mare sembra tutta pineta. Poi, se ti addentri, scopri le stradine, le aperture che racchiudono la casa in cui vorresti vivere. Io almeno, sogno di vivere qui. Anche d’inverno.
Non ci sono solo il silenzio, la quiete, il verde dei pini, l’azzurro del mare, il marrone giallognolo degli scogli.
Qui puoi sentire il profumo della natura. Nell’aria il pino pungente si mischia all’odore dolciastro della macchia mediterranea. Quando l’hai sentito una volta non lo scordi più.
Anche dall’acqua si alza l’odore fresco e lieve del sale marino.
C’e’ un libro che racconta tutto questo, insieme alle storie di tante persone e a un mistero da dipanare. Enigma in luogo di mare, di fruttero&lucentini. Ringrazio ancora il caso che me lo ha fatto scoprire qualche anno fa.
Lo leggi e senti nel naso l’odore di questi posti, compreso l’afrore umido della pioggia nella pineta.
si’, va bene. Punta ala e’ anche altro. e’ il porto di luna rossa con le sue boutique e le sue barche da nababbi. E’ snob, e’ elitaria. E’ un posto che nemmeno conoscono tutti.
una volta, tanti anni fa, una collega specializzata in cronache del bel mondo mi disse con un certo piglio: “punta ala? Mai sentita nominare. Evidentemente non e’ niente di che…”
Strano invece che sia l’unico posto d’italia dove, a leggere il sole 24 ore, le case costano quanto a cortina. Solo che cortina le esibisce, mentre punta ala le tiene per se’.
Ma qui siamo sulla spiaggia del cinghiale. Qui non c’e’ niente, non un bar, un ombrellone, una radio accesa, un bagnino. Nessuno che urla o che gioca a tamburello. Qui non c’e’ niente di niente. Solo mare, terra e pineta.
Tutto, cioe’.
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ho lasciato per errore questo commento sul tuo intervento di ieri, ma lo riporto così come l’ho inviato:
in merito ai posti della memoria.
avevo il ricordo di un meraviglioso viale di rose che portava ad una casa di fiaba, che da bambina percorrevo in bicicletta sentendomi una principessa.
Da adulta, quando l’ho rivisto, mi è apparso per quello che è: un viale trascurato che porta ad una casa degli anni 60, che di fiaba non ha nulla, salve le (improbabili) imposte azzurre.
consiglio: ricorda l’agave e non cercarla più.
il prezzo da pagare per ritrovarla è il disincanto.
E io, che lo avevo letto, gia’ una volta avevo pensato: ma guarda questa cinica che viene a rimpicciolire i miei ricordi. Ora mi tocca a fare il bis anche di questo pensiero…
ma guarda Simo che non è mica cinismo.
(e questa, questa si, è una considerazione davvero cinica).
ti abbraccio, goditi la spiaggia del cinghiale, che è meglio…
Oh, pensavo che non fosse partito il messaggio. No, tranquilla… Ho capito. benissimo quello che vuoi dire! Facevo per ‘sdrammatizzare’… Spero di avere azzeccato la parola stavolta, nel caso che no sappi che ho preso veramente troppo sole (poi mi vedrai, credo…)
Baci, ciao