il capitello e l’ecocentro

Ora lo so anch’io che cos’e’, almeno in Veneto, questo benedetto capitello. Appena arrivata dalla Toscana, tanti anni fa, la mia convinzione, suffragata dal dizionario della lingua italiana, era che il capitello fosse solo quel rigonfiamento in cima alle colonne e che al limite potesse variare fra uno ionico un dorico o un corinzio.

Il Devoto Oli non offre vie d’uscita.
Capitello (con la ‘e’ larga) e’ “l’elemento terminale della colonna variamente foggiato sul quale poggia l’arco o l’architrave”. Oppure il “collare esterno situato sotto la bocca della ciminiera…”, o ancora “elemento di rinforzo applicato al dorso dei libri rilegati”. Per finire, in anatomia, con “l’estremita’ di alcune ossa lunghe”.
Nessun tabernacolo in italiano, almeno per il momento, si chiama ‘capitello’.

Diversi anni fa dunque, ero arrivata a Treviso da pochi giorni, quando il capo mi mando’ sul luogo di un incidente. La macchina per andare l’avevo ma, fresca com’ero di quei luoghi, non conoscevo le strade.

Fu un collega volenteroso a spiegarmi la strada. “Non puoi sbagliare – mi disse – quando vedi un capitello grande, ma tanto grande che non puoi non vederlo, li’ giri a sinistra, e poi sempre dritto”.
“Ok, allora c’e’ una colonna…”
“Ma quale colonna” disse lui con tono spazientito.
Partii.

Non so come, ma arrivai veramente nel posto dove era accaduto l’incidente. Presi le notizie che mi servivano per scrivere l’articolo e tornai in redazione.
“Hai trovato il posto?” Mi chiese subito il collega.
“Si’ si’, grazie”.
“Hai visto il capitello, era troppo grande per non vederlo, vero?”
“… Veramente non l’ho mica visto…”
“Ma come no? Non e’ possibile. E come hai fatto ad arrivare?”
“Non so, ho seguito le tue indicazioni…”
Il collega scosse la testa e fini’ li’.

Solo qualche tempo dopo capii che cosa intendeva lui per ‘capitello’.
E in effetti, messa cosi’, in quel punto c’ era veramente un’edicola-tabernacolo di notevoli dimensioni. Solo che allora non avevo veramente idea di che cosa il collega stesse parlando.

Avevo deciso comunque che quella parola per me avrebbe continuato ad avere il significato che aveva, cioe’ quel rigonfiamento in cima alle colonne che puo’ essere ionico dorico o corinzio. Men che meno l’avrei mai scritta, giurai a me stessa.

E invece mi e’ toccato a infrangere la mia promessa proprio l’altro giorno quando un titolo non mi ha lasciato scampo. L’articolo della collaboratrice raccontava dell’accordo fatto in un Comune con i cittadini cui doveva essere espropriato del terreno per farci un ecocentro. I cittadini non pretendevano denaro in cambio. Volevano pero’ che il Comune, con la stessa cifra del valore del terreno, costruisse un capitello, appunto, all’inizio della loro frazione.

I titoli offrono poco spazio, i concetti vanno sintetizzati. E poi qua e’ inutile chiamare edicola votiva o tabernacolo quello che e’ universalmente conosciuto come capitello. E cosi’ e’ andata.
Un respirone e via…
“Un capitello per l’ecocentro”.
E cosi’ sia.

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6 commenti

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6 risposte a “il capitello e l’ecocentro

  1. simona

    oh Simo…
    sarai anche toscana ma chiamare “tabernacolo votivo” il capitello….
    mi sembra davvero un po troppo snobbish!!
    bacibaci

  2. Mi cade un mito, si sgretolano i valori

  3. ma no cara Venessia, ho detto edicola, specificando votiva, perché altrimenti poteva confondersi con quella dei giornali. il tabernacolo è solo tabernacolo…
    comunque capitello, ripeto, non esiste in italiano in quella accezione lì (è la mia battaglia persa…)
    baci!

  4. immagino che tu ti riferisca al fatto che ho dovuto capitolare di fronte al capitello…

  5. Non lo sapevo nemmeno io…..

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