Ormai, lo confesso, devo sforzarmi per rispondere in modo accettabilmente gentile. Da quando vivo in trasferta, fuori regione, poi, appena parlo con qualcuno di nuovo, e per lavoro mi capita spesso, il discorso cade inevitabilmente lì.
Da un po’ premetto: “Conosce?”.
Così evito di vedere espressioni vacue quando dico “Colle Val d’Elsa”.
Ma non è stato sempre così.
All’inizio rispondevo decisa: “Siena”, “provincia di Siena” o “fra Siena e Firenze”. Cosa che generava immancabilmente sospiri, urletti e sdilinquimenti vari, con conseguente roteazione degli occhi all’insù, per produrre, un’altra volta immancabilmente, la seconda domanda.
“E che cosa ci fa una toscana a Belluno? chi glielo ha fatto fare di lasciare posti così belli…”
Risposta diplomatica con sorriso di circostanza: “Eh, non me lo chieda…”
Poi, immancabile, la filastrocca: “Ah la Toscana, ma quanto è bella la Toscana!”.
“Eh, sì”.
“Il cibo, il vino… (in crescendo) la fiorentina! Che cosa non farebbe ora per mangiare una fiorentina?”
(“Anche niente, sono vegetariana”) penso.
“E il fritto alla toscana?” dico, invece.
“I salumi, i formaggi… la ribollita! e l’aria, la natura. E’ tutta verde la Toscana…”
Con un’amica ci si scherza su. Lei è di qua ma sua figlia studia a Siena per cui ormai è quasi di casa anche lei. Ogni volta che torna dalla Toscana parte il ritornello: “Quant’è bella la Toscana, l’è tutta verde la Toscana…”
E ci ridiamo un po’…
Mi è successo diverse volte invece, molte più di quanto mi sarei aspettata, di suscitare reazioni dicendo “Colle Val d’Elsa”.
“Ci sono stato proprio l’anno scorso”. “L’ho scoperta tornando dal mare, che posto bello!”. Oppure: “Andiamo sempre a mangiare da Arnolfo”
Beh, devo ammettere che questo mi ha sempre stupita, piacevolmente stupita.
Altre volte, presa dall’entusiasmo, alla domanda “Toscana di dove?”, rispondendo Colle Val d’Elsa, ho visto solo un punto interrogativo.
“E’ sulla Firenze-Siena, vicino a Poggibonsi…”. Niente.
“San Gimignano…”. Il vuoto.
“Monteriggioni…”. Buio.
“E’ a 10 chilometri dal Chianti, da Castellina in Chianti…”
“Ah ecco…”
Devo dire che ‘sta storia della Toscana un po’ mi perseguita. Stamani, durante una visita, la dottoressa non ha fatto quasi altro che parlare del suo recente viaggio in Toscana. A San Casciano ai Bagni (dei Bagni), all’hotel Fontana Verde (Fonteverde) da cui si vede tutta la Val di Norcia (d’Orcia).
E alla visita aziendale il medico non ha fatto altro che raccontare i suoi viaggi giovanili a Colle e i pranzi alla trattoria da Beppe il cacciatore.
Anche perché poi in genere avresti bisogno di parlare di tutt’altro…
Telefonata di lavoro.
“Salve sono (tal dei tali) del (giornale) di Belluno, la chiamo per il tal motivo”
Attimo di silenzio…
“Però lei non è di Belluno…”
“Eh no…”
“Ecco, l’ho capito subito io, sa?”
Applauso.
“Toscana?”
“Eh sì, non posso nasconderlo…”
“Toscana di dove?”
…
“Ma sa che starei per delle ore ad ascoltarla, mi fa impazzire sentirvi parlare…”
Devo dire che in qualche caso ci sono rimasta anche un po’ male. Partito il siparietto come da programma, la domanda è stata: “Ma lei è romana?”
(Ma quando mai?)
Una volta mi han chiesto perfino se ero siciliana…
Beh, non c’è mica niente di male, alla fine non mi dispiace ‘sta storia della Toscana, anche se come argomento di conversazione il più delle volte genera soltanto una sfilza di luoghi comuni. Fiorentina, ribollita, Chianti…
Ah, e i comunisti. “I toscani son tanto simpatici, peccato che sono tutti comunisti…”
Già.
A proposito di luoghi comuni.
La lingua.
“Quanto mi piace il vostro dialetto”
Veramente sarebbe italiano, se proprio si vuole insistere allora chiamiamolo vernacolo…
“Ma come mai aspirate la “c”. Mahonna honina….”
(“La “c”…, appunto”)
Poi, ogni volta che apri bocca, c’è sempre qualcuno che parte in quarta e hoha hola qui e hagna e hagnolini là.
Quando ero alle medie un’estate andammo in vacanza al sud. In un autogrill chiesi una Coca Cola e il barista attaccò:
“Una hoha hola hon la hannuccia horta, la mi’ hagna ha fatto quattro hagnolini tutti e quattro hon la hoda horta…”
E giù a ridere.
Devo ammettere che allora fu un piccolo shock. Lo guardai, ricordo, senza capire affatto il perché di tutta quella ilarità…
Ora lo so, ma non è mai finita…
stupendo racconto Simona..
Ciao
Stefano (di Paola)
Mi ci sono vista Simo, eccome! Ma solo nella prima parte della mia vita di bimba, trapiantata da Piombino al profondo sud isolano (Sardegna). Potrei scrivere un libro sui luoghi comuni sbattuti in faccia ad una ragazzina già piena di complessi e timidezza. Io come avrai notato l’accento l’ho perso, tranne quando torno dai miei e lo rispolvero volutamente. L’ho sepolto con 20 anni di Sardegna prima e 22 di Milano dopo. Se ci aggiungi 3 anni di Belluno…beh a volte non mi ricordo più come devo parlare!!! Cmq è sempre uno spasso leggerti :-))))
beh, grazie
ma tu pensa… non sapevo di tutto questo tuo girovagare…
credimi che quasi quasi avrei voluto non pubblicarlo, perché mi sembrava un po’ pesante e ripetitivo…
Grazie!
ciao Simona,
forte il tuo blog…
io sono veneta veneta ma a casa parliamo dialetto (comelicese) per cui ho sempre creduto di non avere particolari inflessioni, e ne ero fiera.
Pensa come ci sono rimasta da ragazzina quando in una compagnia a Londra (viaggio-studio) mi hanno sgamata in 3 sec!!! (soprannome: VENESSIA)
adesso, tuttosommato, il mio accento ultraveneto non mi spiace, lo trovo abbastanza glam. se dosato con attenzione.
bye
Scorrevole, intelligente, da scompisciarsi … ;-).
ganzo l’aneddoto! vedi, a me non dai l’idea di avere poi tutto questo accento…
cavolo…
Godibilissimo…..ma soffermati a pensare quante volte ti è capitato che, alla risposta “Di Siena……” , il simpaticone di turno se ne usciva con “Per quale contrada fai il tifo? L’oca?”…perchè a Siena facciamo il” tifo” e soprattutto tutti per l’ Oca, in barba alle altre 16 contrade….:-). Italiano, baffi, spaghetti, pizza, mandolino……senese, palio, oca, Aceto….comunista.
Giovanni.
p.s. Com’è che hai fatto pace con le maiuscole? 🙂
Il fatto che tu non ne usassi pensavo fosse un “vezzo” o cmq un qualcosa di distintivo…e in fondo non mi dispiaceva…..i pensieri non hanno maiuscole…..
Giovanni.
è vero!
ma allora sei tu il giovanni dell’inizio del blog, non l’avevo mica capito…
sì hai ragione, i pensieri non hanno maiuscole. gli ultimi scritti però son più dei racconti…