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Libriamoci 2018 – Giorno n. 1 (la ragazza con il libro)

Se devo fare un bilancio di questa prima mattina a scuola, per me è positivo. Per dirlo mi basta l’immagine della ragazzina che ha afferrato il mio libro ed è uscita dall’aula stringendoselo al petto.

Lei è stata quella più veloce. Alle altre tre che nel frattempo si erano avvicinate alla cattedra ho detto di aver pazienza, che poi sarebbe toccato anche a loro.

Sono alla scuola media Leonardo da Vinci di Poggibonsi dove mi hanno invitato nell’ambito di Libriamoci, edizione 2018. In questa settimana (22-27 ottobre) in tutte le scuole d’Italia si organizzano incontri con autori e altre iniziative, nell’ottica di promuovere la cultura e la lettura fra gli studenti.

Ho chiesto ai ragazzini se leggessero libri. No, hanno detto tutti. Eccetto qualcuno.

Una situazione abbastanza desolante. Però qualcuno, o meglio qualcuna, che legge con passione e curiosità c’è.

Non conoscono nemmeno La Guerra di Piero di Fabrizio De André, la canzone di cui ho preso in prestito il titolo (aggiungendo la t di Pietro). Solo una ragazzina alza la mano. “La ascoltava mia sorella”.

Arrivo a scuola qualche minuto prima delle otto e mezzo. Mi accoglie la bidella che mi accompagna nella classe dove si terrà l’incontro. Sulla cattedra c’è un computer portatile collegato a uno schermo. Dobbiamo solo trovare il modo di collegarli. Per fortuna ho in borsa la chiavetta con le foto delle lettere e dei luoghi del libro, così posso far vedere anche qualche immagine.

Vedo che manca il microfono. Per puro caso mi è venuto in mente prima di partire di mettere in borsa l’amplificatorino da guida turistica che mi sono fatta regalare per il compleanno. Credo proprio che questa sia l’occasione giusta per inaugurarlo.

I ragazzi di una delle due classi che incontrerò stamani sono già seduti. Scambio due parole con la loro professoressa, mentre un’altra va in cerca di una stufetta. La sala è grande e illuminata da ampie vetrate. Peccato che per permettere di mostrare le immagini vengano tirate le tende.

Arriva anche l’altra classe, con i docenti, uno dei quali sistema i collegamenti del computer.

Si può cominciare. Mi presento e comincio a raccontare come è nata l’idea di scrivere il libro dopo il ritrovamento delle lettere scritte dallo zio Pietro. I ragazzi sono abbastanza attenti. Cerco di coinvolgerli facendo loro qualche domanda, anche banale (tipo: avete mai visto questa casa sulla strada per Colle?). Tenere desta la loro attenzione non è cosa da poco.

In generale sono abbastanza silenziosi. Ringrazio comunque il mio piccolo amplificatore.

Quando comincio a raccontare le vicende narrate nel libro, la storia di Tina, con lo scandalo e la cacciata di casa, li vedo più presenti.

Leggo qualche brano. Una lettera di Pietro in cui racconta alla sorella come vivevano in quegli anni di guerra, il suicidio di Alvara. Quando leggo l’episodio del barrocciaio che finisce sotto il ponte dell’Armi con il carro e delle donne che si precipitano a raccogliere polli, conigli e uova portandoseli a casa, sento addirittura qualche risata. In particolare nel punto che dice che nell’aria si sentivano solo le bestemmie dell’uomo, arrabbiato per aver perso tutta la roba che avrebbe dovuto vendere al mercato di Colle.

Nell’ultima parte dell’incontro i ragazzi sono un po’ stanchi e parlano fra sé. Cerco di attirare nuovamente la loro attenzione rivolgendo loro qualche domanda.

Ma voi li leggete i libri? No.

Ormai siamo vicini all’intervallo e l’attenzione è volata via.

Lascio in regalo una copia del libro e li saluto.

La mattina non mi pare sia andata sprecata.

(Avvertenza – in questo post si usano parole fuori tempo e fuori legge come scuola media e bidella. Con la speranza che nessuno si offenda, nel caso ciò dovesse accadere, ce ne scusiamo fin d’ora con gli interessati)

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