strani i giorni. ti alzi al mattino e pensi che non farai niente di che. è o non è il tuo giorno libero? sì una piccola cosa ci sarebbe, un’amica a pranzo, un progetto da portare avanti, ma rientra nella sfera piacere, non dovere. quindi relax. poi ti chiama un’amica. e’ in lacrime. anzi, piange a dirotto. uno dei suoi tre gatti è morto, avvelenato dice, e un altro è scomparso. ma che cazzo!
anche perché sai che per lei quei gatti sono qualcosa di più di tre semplici gatti.
la giornata va avanti scandita dalle telefonate all’amica. novità? trovato l’altro? come stai? qualcuno le dice che hanno gettato dall’alto le esche antirabbia, altri (anche io) pensano all’avvelenamento da parte di un vicino un po’ stronzo.
ma c’è qualcosa che non quadra. per niente. quel posto là è pieno di gatti, perché colpire i suoi. due, poi.
il mistero si svela quando incrocia gli operai che stanno rifacendo la strada per il giro d’italia. sì, le dicono, un gatto è stato schiacciato da un camion ieri mattina proprio qui. e lì ci sono ancora le macchie di sangue. è quello scomparso. scomparso perchè quelli della nettezza urbana l’hanno recuperato e buttato.
e l’altro, forse, è stato colpito anche lui ma di striscio, e ce l’ha fatta ad arrivare fino all’albero davanti a casa. e poi non ce l’ha fatta più.
che, se vuoi, è una spiegazione ancora più assurda dell’avvelenamento.
così ascolti le telefonate disperate dell’amica, cerchi di rispondere alle domande senza risposta, vai a vedere i luoghi della disgrazia, così tanto per condividere questo dolore con lei e starle vicina.
ecco, sì proprio un giorno strano.
strani giorni
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La strada del mio ritorno è cosparsa di gatti morti. (T.Sclavi)
hanno già scritto tutto…